E’ nel ‘700 che l’Europa divenne “una immensa repubblica di spiriti coltivati”. L’espressione è di uno dei padri dell’Illuminismo come lo conosciamo, e cioè di François Marie Arouet, in arte Voltaire.
Uno spirito non così radicale
Di Voltaire tutto si può dire fuorché che fosse incompreso. La sua grandezza era nota già ai suoi tempi, a dimostrazione del fatto che incarnasse perfettamente lo spirito di un’epoca. Se di Rousseau ammiriamo l’eloquio e il pensiero a tratti radicale, di Voltaire ammiriamo piuttosto la capacità di sintesi intellettuale dell’esistente. Fu un contestatore, e questo è innegabile, perché chi come lui prendeva a modello l’Inghilterra era parte di una èlite per certi versi avanguardista.
Perché l’Inghilterra
Perché proprio l’Inghilterra veniva presa a modella da Voltaire e dagli intellettuali suoi pari? Dopo la gloriosa rivoluzione del 1688 il principio della tolleranza era considerato quasi fondativo. La libertà d’espressione era ai suoi massimi storici, era l’epoca della nascita del giornalismo, la Chiesa esercitava una scarsa influenza. “In Inghilterra le arti sono tutte onorate e ricompensate; c’è differenza tra le varie condizioni , a tra gli uomini non c’è se non quella del merito… Vi si pensa liberalmente e nobilmente senza la remora di nessun timore servile”.
Intanto in Francia
Grazie al prestigio internazionale di Luigi XIV, la Francia era comunque un partner commerciale e intellettuale di un certo calibro. Tuttavia l’esodo degli ugonotti generò anche una notevole propaganda anti-francese che non poteva che fomentare il giudizio di illiberalità che questa nazione si portava appresso.
Di tutto ciò Voltaire si servì appieno: se la Francia primeggiava nelle lettere, l’Inghilterra lo faceva nelle scienze e nelle innovazioni socio-politiche. Il che era un terreno fertilissimo per il giovane Francois Marie, appena uscito dal collegio gesuita e desideroso di confrontare i propri ideali con la realtà.
Nei prossimi post parlerò di alcune delle più celebri concezioni filosofiche di Voltaire.
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