Il colore di quest’anno è quello della satira sociale.
Così ha deciso l’intellighenzia oscarese, conferendo al coreano “Parasite” ben 4 statuette. Dimenticando colpevolmente Scorsese e il suo capolavoro “The Irish Man”.
Il messaggio culturale è stato chiaro. Anche se non dobbiamo considerare la categoria di “miglior film” come quella più rappresentativa, non possiamo negare che la tendenza di questi premi Oscar sia stata la premiazione della satira sociale.
E sia, ogni tanto il lato europeo degli Stati Uniti si fa sentire, e decidono che un bel film straniero merita il titolo di miglior film.
Questa decisione, non dimentichiamocelo, farà la storia, perché è la prima volta che succede dopo “The Artist”, che però era un film muto.
Invece il capolavoro a mio parere ben più holliwoodiano, ben più rappresentativo della loro storia cinematografica, è stato completamente ignorato.
The Irish Man, lasciamolo in soffitta perché è un capolavoro, da parte di un regista pluripremiato, troppo americano per attagliarsi al filo sociale di questi Oscar.
Peccato per un film, che a mio parere è stato davvero un capolavoro. Anche se non mi considero un amante vero e proprio del genere, la costruzione, l’ingaggio del pubblico, il finale non chiuso, senza lieto fine… La superba recitazione degli attori, densa di understatement, il realismo della scenografia e della fotografia… Il film è lungo, ma non ho sentito la differenza rispetto alla ora e mezza standard del film americano.
Penso che un senso di immersione come quello che mi ha dato questo film, non lo provassi dall’adolescenza.
Un vero peccato che “The Irish man” non abbia vinto proprio nulla.
Io confido che i dizionari del cinema e la critica lo innalzeranno dove le alternanze di mode sociali non l’hanno portato.
Intanto io mi sono goduto un buon film.