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Ho letto con grande sorpresa della sua scomparsa su LaLettura, l’inserto culturale del Corriere della Sera. È scomparso esattamente un mese fa, il 15 giugno. 

Debilitato dal Covid-19, si era solo parzialmente ripreso dopo il ricovero. Un altro dei molteplici che sono caduti. Ma ricordiamo Giulio Giorello per chi non ha avuto occasione di conoscerlo.

Chi era Giulio Giorello

Innanzi tutto, un intellettuale. Un intelletto decisamente poliedrico, visto che si occupò di matematica, di fumetto e di letteratura irlandese (riporto il Corriere).

Sempre nell’inserto del Corriere si riporta l’intervista che rilasciò il 30 aprile 2006 al Corriere: con un’intuizione pro-tempore parlò della medicina che spesso ci spinge a considerarci non più di una sequela di disagi.

Non proprio una polemica, visto che il monito era a vivere la pienezza della vita, godendone soprattutto gli aspetti imprevedibili conseguenza della nostra fragilità.

I ricordi di chi lo conobbe

Io ne lessi solo qualche articolo, e a dir la verità mi ricordavo l’impressione che uno di questi mi suscitò. Leggendo meglio le testimonianze che alcuni colleghi pubblicano su di lui, mi sono ricordato che era un articolo sulla libertà, e ho subito collegato il nome all’articolista.

Quindi non potrei onestamente dire che lo conosco. Ma indubbiamente, dando un’occhiata al curriculum, parliamo di una mente dall’apertura indiscutibile.

Penso che potrebbe essere un’occasione per leggere qualcosa in più.

Intanto: ciao, Giulio!

 

 

Ultimo giorno di collocamento per gli ordini del Btp Futura, il nuovo bond emesso dall’Unione Europea per aiutare le economie prostrate in seguito all’impatto del Coronavirus. 

Qualche dettaglio – per riassumere

Quel che già sapevamo era che il Tesoro ha stabilito a 1,15%, 1,30% e 1,45% le cedole minime garantite, a 10 anni. Invece i tassi cedolari saranno stabiliti alla fine del collocamento, e cioè… Oggi!

Sapevamo anche che il Btp Futura è destinato unicamente agli investitori retail, ovvero ai piccoli risparmiatori e famiglie, virtualmente coloro che sono stati maggiormente colpiti dall’impatto del virus.

Ordini raccolti

A ieri si parlava di poco più di 561 milioni. Come deciso dal Ministero dell’Economia, il collocamento si chiuderà oggi. Ancora non ci sono dei dati ufficialmente divulgati, ma possiamo dire che il Btp Futura abbia quantomeno attirato l’attenzione degli investitori retail. 

Il premio fedeltà

C’è un’ulteriore prova della buona fede di chi ha ideato questo titolo, che sta a mio parere nel premio fedeltà. Un premio compreso tra l’1% e il 3% per tutti gli investitori che detengono il titolo fino a scadenza, nel 2030. 

Sarà in linea con l’andamento del Pil, e questo lo rende variabile, ma comunque la garanzia dell’1% per un piccolo risparmiatore non può che essere un dettaglio ghiotto. 

 

 

 

Con gli spauracchi e i capri espiatori abbiamo imparato a farci i conti quotidianamente, grazie alla recente epidemia di Covid-19. Potremmo aver calato però involontariamente l’attenzione da altri fenomeni di terrorismo ideologico, concentrandoci su salute e dispositivi medici.

Mentre ci affannavamo per evitare lotte all’untore di manzoniana memoria infatti, alcune immagini di trasmettitori in fiamme in UK ci hanno fatto sobbalzare sulle poltrone.

Gli spauracchi

Il 5G è una nuova forma di tecnologia della comunicazione, che dovrebbe sfruttare l’ampiezza di banda meglio rispetto all’odierno 4G. Dovrebbe anche, dicono gli articolisti meno approssimativi, consentire a chi vive in una zona remota di avere maggiore e migliore accesso a una connessione di buon livello.

Dibattito più attuale che mai, se consideriamo l’enorme risorsa culturale della scuola a distanza, che solo una decina d’anni fa non sarebbe stata pensabile.

Perché la paura

Quindi, che senso avrebbe un’opposizione a prescindere? Non mi addentro nel dibattito, perché mi sono fatto spiegare la questione da persone che lavorano nel settore, e tuttora credo di non avere la competenza tecnologica sufficiente per dirimerlo.

Però posso dire una cosa: mettere a fuoco una struttura di interesse pubblico significa che lo spauracchio è in qualche modo andato a segno.

Al di là della sacrosanta validità di ogni dibattito su ogni innovazione tecnologica, non possiamo non stupirci che un Paese storicamente così civile sia teatro di simili aberrazioni.

Il valore della conoscenza scientifica

Non serve essere engagé per trovare ributtante un simile effetto di una propaganda scientifica che non è stata evidentemente svolta correttamente.

Anche perché, com’è possibile che nemmeno in Italia ci sia un dibattito scientifico che tutti possiamo comprendere? Da un lato ci sono quelli che difendono questa nuova tecnologia a spada tratta, dall’altro i complottisti, che conosciamo come arroccati.

Ma se invece di un marketing martellante si farà una corretta informazione, forse quante antenna la salveremo dalla furia piromane.

Non tutti i mali vengono per nuocere, verrebbe da dire considerando chi ha scelto di vedere il Coronavirus come un’opportunità, invece che come una paura sempre dietro l’angolo. 

La criptovaluta

Iniziamo dalla notizia che mesi fa mi ha lasciato piuttosto perplesso. In seguito alla crisi del 2008 numerose frange di investitori che hanno speculato contro i mutui sub-prime si ritrovarono poi premiati, e sembra che sia accaduta un vicenda simile a chi ha deciso di comprare le Coronacoin.

Immesse sul mercato da una società con sede nelle isole britanniche dell’Oceano Indiano, le Coronacoin sono 7,6 miliardi, come la popolazione mondiale. 

Si tratta di un puro e semplice titolo in deflazione, perché – è orribile dirlo, ma questo è il funzionamento della valuta – man mano che si registrano le contagi e morti per Covid, i token delle valute in circolazione calano.

L’ideatore della valuta, Alan Johnson, promette che il 20% del ricavato del progetto sarà destinato alla Croce Rossa. 

Le assicurazioni

Non so se vi è capitato, ma a me personalmente sono arrivate diverse pubblicità di polizze anti-Covid. Mi pare che in realtà siano poco più che delle polizze salute, nella maggior parte dei casi.

Quel che si vede in molti casi è la delega di gestione a blockchain, che dovrebbero rendere automatico e snello il processo della sottoscrizione di queste polizze.

È presto per fare un calcolo costi/benefici; probabilmente vedremo il ricavato di queste soluzioni tra qualche mese.

Il settore biomedico (che però non ha speculato)

Come abbiamo già accennato, il settore biomedico è l’unico vincitore, anche morale, di questa crisi. 

Di speculazione non si tratta, visto che parliamo di un ambito necessariamente in crescita, che potrebbe anche rendere l’Italia più competitiva sul mercato globale.

Allo stesso modo del biomedicale, anche gli strumenti di chat, videochat e simili sono in netta crescita. Com’era inevitabile, visto che l’intero sistema scolastico italiano si è spostato sui vari Meet, Zoom, Whatsapp, eccetera.

Posso dire di aver assistito, incolume, a un’altra rivoluzione.

La notizia è stata comunicata dall’Ansa e ha rallegrato un po’ gli animi abbattuti da questo finesettimana denso di cattive notizie. 

Riapre il museo Accorsi-Ometto

E il museo sarà a disposizione dei visitatori con collezioni finora inedite. È evidente che numerose gallerie, esposizioni e collezioni private avranno bisogno di darsi una rispolverata e di presentarsi a questa sorta di primavera un nuovo abito.

Se Botticelli aveva pensato a fiori, vento, fogliame e onde, noi dobbiamo adeguarci ai mezzi che l’umana nostra natura dispone. La collezione Accorsi-Ometto propone uno stupendo vassoio in tartaruga, con inserti in madreperla, oro e ottone. 

Realizzato a Napoli nella prima metà del Settecento, il vassoio fu donato da papa Benedetto XIV al marchese Leopoldo del Carretto di Gorzegno e Moncrivello.

Provò ad acquistarlo Ometto stesso, nell’ottica di riportarlo nei natio Piemonte, senza mai riuscire a concludere la trattativa. Il pezzo ha un valore di 300.000 euro, e il tempo ha fatto il suo corso, facendolo infine arrivare nel museo giusto in tempo per le riapertura.

Barocco, barocchissimo!

La Sala della arti barocche è stata la depositaria dell’onore. Qui si potrà vedere il prestigioso vassoio esposto, che accompagnerà il libro dei disegni dei gioielli dei Savoia-Carignano.

Il libro dei gioielli dei Savoia-Carignano

Una storia appassionante, che ha visto intrecciata alla storia del libro quella del colosso della moda D&G. L’avrebbero acquistato, se il vincolo a mantenere l’opera in Italia non li avesse fermati. 

Il libro risale al 1720-30 e riporta diversi disegni incredibili, a preludio della successiva manifattura. Sarà esposto aperto sulla pagina recante il disegno del Grande Collare della Santissima Annunziata.

Accanto, il Piccolo Collare, della seconda metà dell’Ottocento, appartenuto al conte Luigi Cibrario.

Un’occasione gratuita e stimolante per vedere le sale di una Fondazione che si annovera tra le più attive a Torino. È comunque meglio prenotare in anticipo.

Un giugno insolitamente fresco presenta la riapertura.

Timidamente le attività culturali fanno capolino, dopo mesi di sonno, di disperazione per gli operatori che con esse portavano a casa lo stipendio, e di vero e proprio dolore per impresari, organizzatori, direttori di teatri e musei.

Riapriamo

Constatare la riapertura dà sempre un senso di sollievo. Siamo così raramente in balia degli eventi, in questo mondo sicuro e privo di guerre, che non avremmo mai potuto pensare a una pandemia.

E va bene, a questo punto l’hanno detto in talmente tanti che la mia voce va solo a banalizzare quello che poteva essere il lirismo dei primi tempi. Ma una cosa è certa: non ci dimenticheremo di cosa vuol dire chiudere i battenti alla cultura.

La normativa

Per chi volesse, la normativa di riferimento è facilmente reperibile online (qui quella per la Lombardia). Presto ci abitueremo ad andare a teatro – quei pochi che hanno riaperto perché potevano permetterselo, quantomeno – muniti di mascherina. 

In quanto luoghi pubblici al chiuso, i teatri italiani avranno una inferiore incidenza di pubblico, per via del necessario distanziamento. E dal palcoscenico, si vedrà sotto di sé un esercito di mascherine.

Ma poco importa. La cultura riapre, e questo è quanto stavamo con trepidazione attendendo.

Era il 9 giugno 1950 quando la Pinacoteca di Brera riaprì sotto le abili mani di Fernanda Wittgens

Una data simbolica

Riapre oggi, senza ulteriori indugi, la Pinacoteca dopo il blocco dovuto al Coronavirus. Una data che richiama senza ombra di dubbio quella ufficiale, storica apertura dopo le devastazioni della guerra. C’erano voluti 5 anni di preparazione, recupero, restaurazione per riaprire dignitosamente e riportare l’istituto ai suoi precedenti fasti.

In realtà, a qualcosa di più, perché le vesti della Pinacoteca oggi, come nel 1950, sono radicalmente diverse rispetto al pre-chiusura. 

Cosa cambia con la riapertura della Pinacoteca di Brera

Gli ingressi sono ovviamente contingentati, e non è consentita la visita a più di 152 persone alla volta. L’entrata è sempre gratuita, almeno fino all’autunno.

Purtroppo non saranno visitabili le sale fisicamente più piccole, non potendo consentire al loro interno il distanziamento sociale necessario per prevenire un’ulteriore ondata del virus.

Non sarà la stessa cosa, ammirare la Pinacoteca con il distanziamento sociale. Però va detto anche che sicuramente gli investimenti di lungo termine cambieranno la loro forma.

Come una maggiore fiducia nel sistema economico fa sì che i progetti e le installazioni diventino più magniloquenti, confidando nell’introito e nella diffusione di un flusso turistico che non si arresta, ora il virus ha messo in discussione la continuatività di questo flusso.

È naturale che gli investimenti nell’arte cambieranno, e quelli museali in particolar modo.

Una Pinacoteca che non sarà più la stessa

Infatti, se già l’interesse per il digitale aveva dettato gran parte dell’agenda della Pinacoteca prima del lockdown, possiamo dire che la quarantena abbia fatto mettere ai curatori il piede sull’acceleratore.

Non dimentichiamoci che la Pinacoteca di Brera è stata una delle prime a consentire, nella seconda metà di marzo, un tour virtuale all’interno delle proprie sale. 

Tanti altri avevano attivato alcune tranche di tour, o parti di mostre, ma qui si parla di un tour integrale, comprensivo delle mostre provvisorie. L’attenzione al digitale si ritrova quindi ancora più acuita in seguito a questa riapertura. La Pinacoteca non sarà più la stessa.

 

Se n’è parlato tanto, ma è arrivato forse il momento di fare due conti. Questo Mes è vantaggioso o è svantaggioso per una prospettiva di lungo termine dell’economia italiana?

Innanzi tutto, vediamo di approfittarne per fare un ripassino di finanza di base. Vediamo insieme come si calcola il rendimento di un titolo.

Come si calcola il rendimento

Il rendimento di un titolo si calcola facendo un incrocio di 3 valori: prima di tutto il tempo che si impiega per l’operazione. Poi, l’ammontare dell’investimento iniziale, e infine i flussi di cassa dell’investimento stesso, che vanno a definire l’ammontare finale ricevuto dall’investitore.

Così è un’equazione estremamente semplificata e molto banalizzata, ma è utile per capire grossomodo cosa significano le percentuali che vediamo nei telegiornali relativamente ai titoli statali. Va poi aggiunto che i titoli di Stato prevedono l’opzione delle cedole, cioè una sorta di pagamento rateizzato all’investitore, che comunque alla scadenza prevista riceverà indietro l’intero ammontare del suo debito, più gli interessi.

Come si calcola in pratica il rendimento? C’è un’operazione molto complessa, che potete comodamente trasferire su un foglio Excel, oppure potete chiederla al vostro financial advisor di fiducia. Insomma, non c’è modo di perdersi con il rendimento.

Siamo Mes male?

Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis sostiene che in Italia ci sia una “narrativa ingannevole” per quanto riguarda il Meccanismo europeo di Stabilità (Mes). 

Ma ormai non è del tutto vero: sono molti infatti gli analisti finanziari italiani che vedono il Mes come un’opportunità. Soprattutto alla luce della forte spesa che gli Stati membri dovranno affontare per il Coronavirus (parliamo circa del 2% del Pil).

In sostanza, un punto forte è la non-condizionalità che il Fondo applica per erogare i prestiti, cosa che lo rende diverso dal tentato salvataggio della Grecia di qualche tempo fa.

Il Sole 24Ore a differenza di quanto avvenuto in passato per i salvataggi di Stati membri come accadde con la Grecia. Unico vincolo, che si investa sulla spesa per la sanità pubblica.

Si parla di circa 36 miliardi di euro, virtualmente, a disposizione dell’Italia, con un tasso annuale a 0,1% e costo annuale di 0,005%.  Volete provare a fare il calcolo?

Il rating dei titoli italiani è stata valutata dall’agenzia di rating Moody’s un Baa3. Un’ottima notizia, perché tiene l’Italia esattamente un gradino prima dei cosiddetti titoli spazzatura, i junk bond.

Gli altri rating: un bilancio positivo

Si conferma quindi la valutazione di Standard&Poor’s, che aveva fatto ben sperare chi seguiva i titoli nostrani, con una valutazione di fine aprile un poco più generosa di Moody’s. 

Uno sguardo positivo lo aveva anche dato la Dbrs, l’agenzia canadese che è rimasta sulla linea di S&P, ma con outlook negativo.

Se consideriamo che Fitch conferma il BBB, che per l’agenzia internazionale significa, di nuovo, un passo prima del declassamento, possiamo insomma tirare un sospiro di sollievo.

Finché dura

Il rating attuale, salvo sconvolgimenti politici o planetari, dovrebbe restare valido fino ad autunno. Considerando che gli analisti sono stati in generale influenzati anche dai provvedimenti della Banca Centrale Europea, possiamo sperare in un futuro se non roseo, almeno stabile.

Possiamo quindi ringraziare, almeno per quanto riguarda il rating dei titoli italiani, il Pepp, il cosiddetto bazooka da oltre 750 miliardi di euro. Facciamo una rapidissima panoramica per riassumere in cosa consiste questo piano varato in primavera dalla BCE per rispondere alla situazione di emergenza.

In cosa consiste il bazooka

Innanzi tutto, la somma. L’ammontare totale ha superato i 750 euro, che è una cifra di carattere davvero emergenziale. Poi, la scadenza, che è stata prorogata di recente fino a fino 2020.

Ancora, un provvedimento che a quanto apre non interesserà i titoli italiani: l’acquisto di bond è stato esteso anche a quelli che sono considerati junk bond, i titoli spazzatura. 

Infine, in caso di titoli di Stato che comunque scadono: ci sarà un reinvestimento integrale del capitale rimborsato.

Possiamo quindi considerarci schermati, per ora. Nelle prossime puntate andremo a fare uno scanner economico, e meno finanziario, alla situazione italiana.

Questa è stata la valutazione fatta in sede DEF sul debito pubblico italiano. Dieci anni di conti in attivo per poterci garantire di rientrare almeno nella media europea. Per ora, questo è uno scenario molto lontano. 

Debito pubblico italiano, l’influenza del Governo

Queste sono le due autorità che incideranno maggiormente sul debito pubblico italiano. È ormai quasi un dato di fatto che il Governo avrà ancora a lungo il controllo finanziario ed economico da cui consegue il debito pubblico italiano. 

Almeno, a occhio, fino alla fine del 2020. Questa fortunatamente non è una realtà solo italiana, ma vediamo anche solo in Europa che il protezionismo dei Governi nazionali influisce pesantemente sull’economia. Un esempio tra tutti, il mega-recupero di Lufthansa da parte dello Stato tedesco.

Attenzione alle agenzie di rating

Dall’altro lato, lo scacco che possono muoverci le agenzie di rating è reale e sempre imminente. Dice il Sole 24 Ore che nella serata del 24 aprile Standard & Poor’s ha valutato con outlook negativo il BBB italiano. 

Per chi non è addetto ai lavori: le agenzie di rating danno un voto ai titoli di Stato valutandone l’affidabilità creditizia. Si inizia dalla A e si arriva alla D, il peggiore.

Diciamo che un BBB indica una certa affidabilità, e quindi le previsioni non possono essere totalmente negative. Però in momenti di incertezza è normale che gli investitori si rivolgano in prima istanza a queste agenzie di rating prima di valutare il singolo titolo con criteri autonomi.

Il Consiglio Europeo decide lentamente

I tempi della politica, si sa, a volte sono troppo lenti per far fronte alle emergenze. È quello che è successo in questo caso, con il Consiglio Europeo che non dà ai Mercati risposte univoche sui fondi che attiverà per salvare gli Stati.

Non entriamo nel merito politico di questa questione, perché poi ognuno fa le sue valutazioni ideologiche. Quello che posso dire è che, di certo, la lentezza della politica europea non sta aiutando il recupero del nostro debito pubblico, al momento.