Mi piacerebbe sapere chi degli ispiratori e partecipatori del primo Fuorisalone, che fioriva spontaneamente negli anni ’80, abbia pensato al Salon des Refusés.
Un accostamento un po’ azzardato effettivamente, che compiace chi come me vuole avere a ogni costo la velleità letteraria/artistica, a chiave interpretativa dei fenomeni del contemporaneo.
Ma ecco, il Salon nasce su volontà reale, innanzi tutto. Lo istituì Napoleone III nel 1863, e la scelta polemica del sovrano non sfuggì certo agli artisti che lì si trovarono ad esporre. Se l’Accademia aveva canoni troppo rigidi, qualche ingegno lungimirante e non allineato avrebe potuto creare, dal rifiuto dell’Accademia, una nuova tendenza artistica.
Si può dire che così nacquero gli Impressionisti, e così nacque l’odierno mercato d’arte.
Una spinta anti-istituzionale e liberatrice da circuiti atavici che si impossessavano elitariamente del diritto di proclamare un oggetto “arte”.
Il Fuorisalone conclusosi a Milano il 22 aprile è un’operazione commerciale e d’intrattenimento, e su questo non ci piove. Inutile fantasticare su possibili seconde o terze interpretazioni.
Il canone del Fuorisalone
Qual è il canone del Fuorisalone? La garanzia di assegnamento dello spazio pubblico è dichiarata “spontanea”, sul sito dell’iniziativa. Non sarò certo io a mettere in dubbio la spontaneità di assegnazione, sono convinto che la democraticità d’assegnazione sia però molto diversa dal criterio universalistico del “tutti i rifiutati da”.
Innanzi tutto, qui nessuno è rifiutato. Anzi, si sono creati oggetti di design (molto curiose le smart houses) tarati sul gusto del grande pubblico, adatti alla comunicazione in ambienti meno formali della Design Week a porte chiuse.
C’è chi potrebbe obiettare che da un certo punto in poi, conoscendo i canoni d’accettazione del Salon, qualcuno potrebbe averli raggirati appositamente per finire nei Refusés. E in effetti così fu, e l’iniziale universalismo lasciò giustamente il posto a una maggiore “tendenza”, e al raduno di artisti sottoforma di correnti, nate dalla solidarietà e dalla consapevolezza date dal comune rifiuto ricevuto.
Tutta un’altra cosa, ma i tempi cambiano.