L’ultimo libro di Henry Kissinger, rappresenta più che un’opera letteraria una lectio magistralis sullo scenario geopolitico tra: storia, geografia, politica e passione.
Il libro rappresenta il compendio del pensiero storico-politico di Kissinger,in cui tra declino americano, guerre di religione, ritorno della Russia e avanzata della Cina, l’equilibrio mondiale appare tutto da definire.
Da dove ripartire allora?
Certamente da un modello cooperativo tra Stati che tuttavia, nella sua riuscita, dipende dalla leadership dei rispettivi leader.
Nasce sponatena la domanda di chi guiderà allora il nuovo ordine?
La risposta è scontata, per Kissinger non possono essere che gli Stati Uniti.
Kissinger tuttavia ne evidenzia i limiti, gli errori sul piano internazionale, come il recente approccio idealista verso le Primavere arabe, ma anche ne esalta la statura politica e il carattere sempre votato agli investimenti e allo sviluppo.
Kissinger ricorda come l’odine globale affermatosi durante la Guerra fredda sia stato possibile grazie al mantenimento di un sano idealismo americano.
Oggi lo scenario è molto più complesso e difficile. Il nodo islamico ne è la prova con la sua mancata separazione tra Stato e moschea e individuando in questo la causa principale del caos mediorientale.
In sintesi un Islam che è in guerra con se stesso prima che con il resto del mondo.
In sintesi, scrive Kissinger nessun ordine internazionale, può durare senza collegare “power to legitimacy”.
La Storia dimostra che dal novecento ad oggi, solo gli Stati Uniti sono riusciti in questo scopo. “”Qualunque sistema mondiale per essere sostenibile deve essere accettato e ritenuto giusto non solo dai Governi, ma anche dai cittadini.”
Una sfida socio politica economica che riguarda il futuro delle prossime generazioni.