Non proprio una novità, i green bond, visto che se ne parla in proporzioni variabili più o meno in tutti i consessi di menti ecologiste, almeno dal 2007.
La crescita lenta e inesorabile
I green bond, o climate bond, hanno conosciuto negli ultimi 15 anni una crescita inesorabile. La crescente attenzione per l’ambiente si è dimostrata non solo un ultimo atto mediatico, ma anche una tendenza delle aziende.
Celebre è stato il caso della catena di American bar Starbucks, che ha emesso 3 green bond per finanziare il proprio progetto di un brand collaterale di caffè ecosostenibile.
Nel raccontare il bond, il CFO di Starbucks, Scott Maw, ha dichiarato: “L’emissione di un bond incentrato sul sourcing sostenibile dimostra che la sostenibilità non è solo un add-on, ma è parte integrante di Starbucks, compresa la nostra strategia e le nostre finanze”.
L’idea di strategia è centrale per questo tipo di obbligazioni.
La strategia
Se consideriamo da un punto di vista puramente finanziario questo tipo di bond, vediamo com la durata media tenda ad essere di 8 anni. Inoltre, è possibile e consigliato sviluppare uno sguardo di lungo termine, piuttosto che una valutazione della resa azionaria, anno per anno.
Come si riesce a fare una valutazione simile? Molto semplicemente, usando un elenco degli strumenti green che vengono negoziati sui mercati MOT e ExtraMOT. Riguardo a questi, un soggetto terzo (per quanto riguarda Borsa Italiana) è responsabile di certificare come vengono utilizzati i proventi dei green bond.
È evidente che il rischio di fare un investimento sbagliato è legato a doppio filo alla capacità di comprendere una strategia “green” sul lungo periodo.
Quali ambiti riguardano i green bond
Serve dirlo, in conclusione. I green bond riguardano ambiti come l’efficienza energetica, l’energia da fonti pulite, l’uso sostenibile di acqua e terra, la prevenzione dell’inquinamento, il trattamento dei rifiuti, i trasporti e l’edilizia.