Ricordo pochi casi di simile interesse mediatico per un ritrovamento di quadro.
Il Klimt disperso
Sì, stiamo parlando dello stesso Klimt ritrovato il 22 dicembre 2019 e da pochi giorni riconosciuto come Klimt autentico. La galleria Ricci Oddi di Piacenza, coadiuvata dalla locale Polizia, ha eseguito gli accertamenti necessari e ora la paternità del dipinto è conclamata: è davvero un Klimt.
Le confessioni
Tra le varie petizioni di fama che l’essere umano mette in atto, la confessione di furto è quella che mi sconcerta di più. Questi due sessantenni che sembrano aver commesso il furto del “Ritratto di signora” del Klimt non mi sembrano totalmente credibili.
Il furto non sembra essere una novità per loro, visto che si sono beccati sette anni uno, e l’altro 4 anni e 8 mesi per furto precedente di quadri, in diversi locali pubblici e privati. La condanna è della Cassazione, quindi definitiva.
Ma perché la restituzione?
In sostanza, i due avrebbero non avendo più nulla da perdere, e avrebbero avanzato la confessione per amore nei confronti della propria città (Piacenza).
La confessione è ovviamente al vaglio degli inquirenti, anche perché il rischio dell’autoproclamazione a fin di fama è sempre in agguato.
Riportato a casa
Immaginate, la lotta contro le proprie coscienze, il patriottismo che sale.
I due dicono di aver addirittura fatto in modo che il dipinto ritornasse nella città di origine. Un campanilismo anti-economico forse dovuto all’imminente condanna, alla fine dei propri anni, al sentimentalismo indotto dalla vecchiaia.
Come vorrei aver trovato una moneta medievale in qualche zone di frontiera italica, averla abusivamente conservata a scapito della Soprintendenza. Di modo da poter, ora, autoproclamarmi pericoloso ladro di monete, ricevendo magari il plauso collettivo.
I due signori forse non hanno capito che il momento di Nemico pubblico, Diabolik, Bonnie e Clyde, è finito. Magari tornerà.