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Le mie lunghe indagini giovanili sulle evoluzioni del pensiero, sulla società in mutamento e sui cambiamenti mondiali, sono passate da Parigi e dal suo spirito artistico.

Viaggiare fra i riferimenti accademici più tradizionali e le sperimentazioni più coraggiose, sono elementi della crescita di uno studioso, come di un artista.

In questo percorso la Capitale francese che ho conosciuto si è rivelata una vera Capitale culturale. Un prospetto impegnativo per una città, che può confondere chi vi passa attraverso, ma che premia chi riesce a scovarne il vero valore. La ricerca procede sempre fra alti e bassi, passa rapidamente dalle strade affollate dal falso talento, incapace di portare a compimento il prospetto iniziale di un grande capolavoro, fino ai vicoli in cui il valore artistico è talmente alto, da giustificare tutto il resto.

A Parigi quest’atmosfera introspettiva arriva nel momento in cui sentiamo l’Estate alle spalle e l’Inverno alle porte. Quando i nostri meccanismi di difesa sono già attivi, pronti a proteggerci dalla rigidità del clima e delle idee. Quando i modi di esprimersi tendono a congelarsi, ecco, in quel preciso momento arriva Le Festival d’Automne in tutto il suo splendore artistico.

A fine Estate, Parigi rinasce come Capitale culturale

Il Festival d’Autunno nel mio immaginario personale è intimamente collegato a Parigi e dà un senso perfetto all’appellativo Ville Lumiere. Girare a piedi fra le vie storiche, illuminate e arricchite dalle atmosfere autunnali è emozionante. Spesso mi sono trovato a iniziare le giornate con un sole alto e luminoso, che al pomeriggio aveva già lasciato spazio a pioggia e freddo pungente, una caratteristica dell’Autunno parigino, ma anche una perfetta metafora della variabilità delle performance di artisti affermati ed emergenti che riempiono tutta la città.

È una manifestazione multidisciplinare che sa fondersi e confondersi con il contesto. Dagli spettacoli teatrali all’Opéra, dalla pittura alla scultura, tutto partecipa allo spettacolo della Ville Lumiere e si amalgama con la sua società. Un piacevole appuntamento per chi riuscirà a vivere l’edizione di quest’anno, ma anche la conferma di un ottimo prospetto, sperando che si possa continuare eccellentemente anche negli anni a venire.

Tutto questo è ben fissato nei miei ricordi e auguro che possa far parte anche di quelli dei turisti e dei giovani che transiteranno in questo splendido baluardo della cultura in un prossimo futuro, continuando a rendere le arti visibili e accessibili a tutti.

Un’altra capitale in cui sono stato innumerevoli volte: Londra.

Nel mio viaggiar giovanile, dopo l’università, ho continuato a studiare, esplorare e allargare il mio campo d’azione e conoscenza. Ho visto crescere la City che oggi conosciamo, mi sono fermato alla London School of Economics, di cui ho parlato in una recente intervista, ma non solo. Oltre alla grande apertura verso finanza, investimenti e sviluppo, nella Capitale inglese ho trovato anche un grande fermento artistico.

Leggere oggi dell’inaugurazione della prima London Design Biennale, mi ha ricordato le avanguardie che ho visto qui alla fine degli anni 70. Anche il tema dell’evento mi affascina, forse perché richiama i miei studi sociologici. Si tratta dell’utopia, trattata dal punto di vista del design, in omaggio ai 500 anni dalla pubblicazione di uno scritto cinquecentesco: L’Utopia, di Thomas More. Un romanzo, un magnifico romanzo, che ha dato i natali al neologismo utopia, un termine meraviglioso e allo stesso tempo ricco di malinconia. L’impossibilità di raggiungere un ideale tanto reale, quanto visionario.

Un termine necessario nel nostro vocabolario, voluto con grande ambiguità e critica sociale dal suo autore. More parlando dell’Isola di Utopia, parlava dell’Inghilterra dei Tudor e di un modello politico, economico e sociale astratto, isolato e concentrico. La visione di un mondo nuovo, una meta irreale, che i designer di oltre 30 Nazioni hanno re-interpretato e stanno mostrando in tutta Londra con numerose installazioni e opere.

L’interpretazione è calata nella prospettiva odierna ovviamente, con grande attenzione ai temi più sentiti in tutte le metropoli, non solo sulle sponde del Tamigi. Le installazioni parlano di sostenibilità, migrazioni, inquinamento, energia, equità sociale e delle città stesse.

Una settembrina Capitale del Design

Trovo davvero pregevole lo spunto lanciato dagli ideatori della Biennale londinese. Il loro evento, non a caso, incrocia come tempi e luoghi il London Design Festival, che già da solo costituiva un notevole capitale di idee e visioni del mondo estremamente dinamiche.

In ogni caso, oltre all’interessantissima ricerca delle emozioni nei materiali e nelle forme, la revisione degli spazi a cui hanno dato vita questi due eventi, ci ha condotti a una grande esposizione temporanea capace di avvolgere idealmente e fisicamente la Capitale della finanza nel nostro Vecchio Continente.

Una metafora del mondo odierno, preda di un incessante sviluppo.

Mentre le persone proseguono con la loro vita frenetica, la creatività artistica procede per la sua strada. Una strada parallela, veloce, emotiva e perché no, anche spirituale, che mi fa riflettere su come non sia importante dove siete arrivati e di cosa siete presidenti: l’esplorazione giovanile non finisce mai.

potenza economica Milano capitale Skyline

La potenza economica di Milano Skyline di Conte di Cavour [CC BY-SA 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], attraverso Wikimedia Commons

Leggo sul New York Times un articolo di Severgnini dal titolo provocatorio “È Milano la vera capitale d’Italia?” . Non di certo né la prima né l’ultima esternazione della ben nota rivalità o, per meglio dire, del contrasto tra Roma e Milano. Un contrasto che nasce da due diversi modi di pensare, due diverse filosofie di vita, che si traducono in diversità, enormi, anche nello sviluppo economico.

La bellezza di Roma è indiscussa, così come è indiscussa la supremazia economica di Milano. Abbiamo così una capitale di rappresentanza e una de facto.

La forza innovativa, economica e culturale della Milano Capitale

Che Milano sia la capitale economica del Paese lo si capisce dal fermento che si avverte quando si cammina a passo svelto tra le strade della città; lo si vede dallo skyline che grattacielo dopo grattacielo si modifica per prendere i contorni di una metropoli internazionale; lo si sente dai tanti accenti che si sentono per strada, perché Milano, da sempre, attira giovani da ogni parte d’Italia, per studio o per lavoro.

Milano è la capitale della moda, del design, della comunicazione, della finanza. Eventi di portata mondiale, come il recente Salone del Mobile, Expo lo scorso anno, la Milano Fashion Week, lo dimostrano. Di certo non saranno i turisti attratti dal Colosseo o dalle altre infinite opere d’arte della Città Eterna, ma è un via vai di gente che porta con sé progetti e idee, che stimola lo spirito imprenditoriale della città. Uno spirito che, si spera, possa essere divulgato al resto del Paese.