Gli asset manager sono figure importantissime nell’industria dei servizi finanziari, e sostanzialmente sono i responsabili della supervisione e dell’ottimizzazione dei portafogli di investimento dei clienti. 

Dato che la definizione di questa figura non è spesso chiara nel pubblico generale, mi lancio e provo a parlarne.

Cos’è un asset manager?

In termini semplici, un asset manager è un professionista o una società specializzata nella gestione degli investimenti di terzi. Con “investimenti” ci riferiamo a varie cose: azioni, obbligazioni, titoli, immobili, materie prime e altre classi di asset. L’obiettivo principale di un asset manager è quello di massimizzare i rendimenti dell’investimento, tenendo conto degli obiettivi, dei limiti di rischio e delle preferenze dei propri clienti.

Gli asset manager svolgono una vasta gamma di ruoli e responsabilità per garantire la gestione ottimale degli investimenti. Un esempio pratico: gli asset manager monitorano costantemente i mercati finanziari globali, esaminando dati economici, tendenze di mercato e sviluppi politici per prendere decisioni informate sugli investimenti.

In più, si occupano della creazione e gestione di portafogli: sulla base delle loro analisi, gli asset manager costruiscono portafogli di investimento diversificati che possono comprendere azioni, obbligazioni, fondi comuni e altri strumenti finanziari. La diversificazione mira a ridurre il rischio complessivo.

In più, queste figure monitorano e valutano costantemente il rischio associato a ciascun investimento e apportano eventuali aggiustamenti per mantenere l’aderenza agli obiettivi di rischio dei clienti.

Ricerca e Analisi: Effettuano ricerche dettagliate su aziende, settori e strumenti finanziari specifici per identificare opportunità di investimento promettenti.

E nell’economia globale?

È un errore immaginare l’asset manager SOLO come consulente di investimento. Queste figure, a mio parere, svolgono un ruolo fondamentale nell’economia globale. Contribuiscono alla circolazione efficiente del capitale, facilitando gli investimenti e l’allocazione delle risorse nei mercati finanziari. In più, con la loro competenza e le loro decisioni influenzano la crescita economica, la stabilità finanziaria e la creazione di ricchezza per gli investitori.

Infine, certo, gli asset manager sono fondamentali per promuovere la diversificazione degli investimenti, contribuendo a ridurre il rischio sistemico nei mercati finanziari. 

Le regolamentazioni rigorose a cui sono sottoposte, rispetto ad altri mercati deregolamentati, garantiscono la tutela degli interessi degli investitori e la stabilità dei mercati finanziari, oltre a tenere divulgate delle informazioni chiave per garantire la trasparenza dei mercati.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro, senza sacrificare nulla sull’altare della semplicità!

Ho sempre trovato sciatto schierarsi nelle battaglie in cui la presa di una posizione possa implicare campanilismo. Ecco perché nel caso Favino di cui tutti stanno parlando devo spiegare la mia posizione, che è totalmente dalla parte di Favino.

Tutta politica

Purtroppo una parte delle mie motivazioni è eminentemente campanilistica: la scuola di doppiaggio, regia, recitazione e in generale cinema e teatro italiano è d’eccezione. Trovo che sia un gesto politico l’ignorarla.

Una sorta di tentativo di emancipazione, della serie “siamo diventati grandi noi cinemasti-americani e attori americani, spacchiamo il mondo e siamo famosi ovunque. Tutti ci emulano. Non abbiamo più bisogno di tributare onori a vecchie cariatidi del passato, per quanto talentuose”. Un adolescente che impara a prendere i treni da solo, e pensa che i genitori siano oramai inutili.

Ed ecco che già in House of Gucci Invece di usare attori italiani sono stati usati attori americani che fingono in modo pessimo e affettato un accento italiano.

Però vorrei spostare la valutazione dall’Italia e ampliarla. Perché non rendere il cinema un luogo di scambio artistico, invece che un’espressione unicamente campanilista?

Perché di campanilismo, guardiamoci in faccia e diciamolo apertamente, ce n’è da ambo le parti.

Sfumature artistiche

Intendo: Siete davvero così forti da potervi permettere di ignorare le infinite sfumature artistiche che conferisce al vostro film un attore madrelingua? 

Mi ricordo il monologo comico di un’attrice greca che diceva di essere stata rifiutata al cast di Troy perché “non sembrava abbastanza greca”.

Non ho modo di ricordarmi il nome dell’attrice comica, spero non vi dispiaccia la citazione monca. 

Però questo è emblematico! 

Stai facendo Troy o stai facendo un bel film? 

Ecco perché Favino ha tutto il mio appoggio, per quello che possa servire.

I pettegolezzi storici sono molti, e molti riguardano le figure più di spicco. Era sufficiente, un tempo, avere dei tratti somatici interessanti, o una vita sentimentale frizzante, o subire spesso l’influenza del peccato di gola, per finire nell’annalistica più cattiva e pruriginosa.

Napoleone Bonaparte si è in buona-parte salvato da questa china, ma abbiamo comunque potuto registrare su di lui molte controversie storiche.

Le prime biografie di Napoleone

La prima biografia di Napoleone la scrisse Louis Antoine Fauvelet de Bourrienne. Era amico e segretario personale di Napoleone, dunque scrisse una biografia basata sulla sua esperienza diretta con l’imperatore.

Oltre a lui abbiamo il barone Gaspard Gourgaud, un ufficiale militare francese che fu presente durante l’esilio di Napoleone a Sant’Elena e scrisse resoconti delle conversazioni che ebbe con l’ex-imperatore.

Altre biografie

Non mancano le biografie di chi non ha conosciuto l’imperatore direttamente, o meglio non ha condiviso la quotidianità con lui o le imprese militari.

Ci sono Adolphe Thiers, storico e politico francese, autore di una ottima biografia critica su Napoleone e di diverse monografie sul periodo napoleonico.

Un altro fu Louis Madelin, storico francese che si concentra sulla natura delle conquiste militari e politiche del sovrano.

Uscendo dalla Francia incontriamo Felix Markham, scrittore e storico britannico, che mette in luce le sfaccettature della personalità del soldato di Aiaccio, e il suo impatto indelebile sulla storia europea.

Ci sono anche Andrew Roberts, con tono abbastanza incensatorio, David Chandler, che è storico militare, sempre britannico.

Altri studiosi napoleonici 

Hanno studiato Napoleone in maniera collaterale anche François Furet, storico francese che ha affrontato il periodo rivoluzionario e napoleonico e ha scritto su come questi eventi abbiano influenzato la politica e la società francese. Insieme a lui, Adam Zamoyski, storico e scrittore polacco-britannico che ha scritto diversi libri su Napoleone e sulle sue campagne militari.

Infine, non possiamo dimenticare Jean Tulard, storico francese specializzato nell’era napoleonica, ha scritto molte opere sulla vita e l’opera di Napoleone.

Non ho citato tutti, ma c’è del materiale per crearsi in autonomia una bella lista di letture napoleoniche per l’autunno!

Ci sono molti registi famosi che hanno lavorato con attori non professionisti, spesso ottenendo risultati eccezionali. Ecco alcuni dei registi più noti che hanno adottato questa pratica:

Roberto Rossellini: Il regista italiano Roberto Rossellini è noto per il suo uso di attori non professionisti nei suoi film neorealisti, come “Roma, città aperta” (1945) e “Ladri di biciclette” (1948). Questi film hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo del neorealismo italiano.

Vittorio De Sica: Un altro importante regista neorealista italiano, Vittorio De Sica, ha lavorato con attori non professionisti in film come “Ladri di biciclette” (1948) e “Umberto D.” (1952).

Jean Renoir: Il regista francese Jean Renoir ha spesso impiegato attori non professionisti nei suoi film, come nel celebre “La grande illusione” (1937). Questo film è stato uno dei primi a fare ampio uso di attori dilettanti.

François Truffaut: Il regista della Nouvelle Vague François Truffaut ha scelto di lavorare con attori non professionisti in alcuni dei suoi film più noti, come “I 400 colpi” (1959), che ha contribuito a lanciare il movimento.

Abbas Kiarostami: Il regista iraniano Abbas Kiarostami è noto per il suo uso di attori non professionisti nei suoi film, tra cui “Dove inizia il fiume” (1999) e “Il sapore della ciliegia” (1997).

Andrei Tarkovsky: Il regista russo Andrei Tarkovsky ha scelto attori non professionisti in alcune delle sue opere, tra cui “Lo specchio” (1975), che mescola finzione e autobiografia.

Lars von Trier: Il regista danese Lars von Trier ha lavorato con attori non professionisti in film come “Idioti” (1998), parte del movimento Dogma 95, che promuoveva l’uso di attori non professionisti e una produzione più grezza.

Cristian Mungiu: Il regista rumeno Cristian Mungiu ha utilizzato attori non professionisti in film come “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni” (2007), vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes.

Aki Kaurismäki: Il regista finlandese Aki Kaurismäki è noto per il suo stile minimalista e ha spesso lavorato con attori non professionisti nei suoi film, come in “L’Uomo Senza Passato” (2002).

Gus Van Sant: Il regista americano Gus Van Sant ha lavorato con attori non professionisti in film come “My Own Private Idaho” (1991) e “Elephant” (2003).

La Nouvelle Vague, o “Nuova Onda,” è uno dei movimenti cinematografici più influenti e iconici della storia del cinema. Emergendo nella Francia degli anni ’50 e ’60, la Nouvelle Vague ha trasformato il modo in cui il cinema viene creato, visto e discusso. Questo movimento radicale ha sfidato le convenzioni tradizionali del cinema, dando vita a un nuovo linguaggio cinematografico che ha aperto la strada a generazioni di cineasti sperimentali e innovatori. In questo articolo, esploreremo l’origine, l’eredità e l’impatto della Nouvelle Vague sul cinema mondiale.

Origini della Nouvelle Vague

La Nouvelle Vague ebbe origine nella Francia degli anni ’50, un periodo di significativi cambiamenti sociali, politici ed economici. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Francia cercava di riprendersi e riaffermare la sua identità culturale. Il governo francese ha introdotto quote sulla distribuzione di film stranieri per sostenere l’industria cinematografica nazionale, aprendo la strada a una nuova generazione di cineasti francesi.

I giovani cineasti che sarebbero diventati noti come i registi della Nouvelle Vague erano spesso provenienti da background letterari e critici cinematografici. Erano influenzati da teorie e movimenti artistici dell’epoca, come l’esistenzialismo, il surrealismo e il neorealismo italiano. Questi giovani cineasti avevano una visione fresca e sperimentale del cinema e il desiderio di sfidare le regole esistenti.

Caratteristiche della Nouvelle Vague

La Nouvelle Vague era contraddistinta da una serie di caratteristiche distintive, tra cui lo stile visivo innovativo; i registi della Nouvelle Vague usavano telecamere leggere e portatili per girare in esterni reali, spesso senza permessi ufficiali. Questo ha dato ai loro film un senso di spontaneità e realismo.

Poi, molti dei registi della Nouvelle Vague hanno scelto di lavorare con attori non professionisti o poco conosciuti, contribuendo a creare una sensazione di autenticità nei loro film. L’uso di dialoghi improvvisati e situazioni non scriptate ha reso le performance più genuine.

La Nouvelle Vague è stata anche pioniera nell’uso del montaggio come mezzo per creare significato e emozione nei film. Registi-simbolo della Nouvelle Vague come Jean-Luc Godard e François Truffaut hanno sperimentato con il montaggio non lineare, l’uso di tagli rapidi e l’approccio meta-narrativo.

Spesso questi registi sfidavano le narrazioni tradizionali, con storie non lineari, finali aperti e strutture narrative non convenzionali. Questo ha creato un senso di ambiguità e complessità nei loro film.

Tra i registi più importanti della Nouvelle Vague, spiccano Jean-Luc Godard, François Truffaut, Eric Rohmer, Jacques Rivette, Claude Chabrol, Agnès Varda e Alain Resnais. Ciascuno di loro ha contribuito in modo significativo a questo movimento e ha sviluppato un proprio stile distintivo. Ad esempio, François Truffaut è noto per il suo approccio alla psicologia dei personaggi e alle relazioni umane, mentre Jean-Luc Godard è famoso per il suo stile sperimentale e le riflessioni filosofiche nei suoi film.

Film Iconici della Nouvelle Vague

La Nouvelle Vague ha prodotto alcuni dei film più iconici e influenti della storia del cinema. Ecco alcune opere fondamentali di questo movimento:

“I 400 colpi” (1959) di François Truffaut: Questo film è spesso considerato uno dei capolavori della Nouvelle Vague. Narra la storia di un giovane ribelle che cerca di sfuggire alle restrizioni della società.

“Alphaville” (1965) di Jean-Luc Godard: Questo film mescola elementi di fantascienza e distopia, esplorando la disumanizzazione della società moderna.

“L’Anno Scorso a Marienbad” (1961) di Alain Resnais: Questo film è noto per la sua narrazione enigmatica e le suggestive immagini, che sfidano le convenzioni narrative tradizionali.

“Il mio uomo” (1964) di Jean-Luc Godard: Questo film offre una riflessione complessa sul rapporto tra cinema e realtà, con Godard che si rivolge direttamente al pubblico.

Capita spesso camminando per il centro di incorrere in fenomeni antropologici quantomeno studiabili. 

Mi riferisco non solo alla variabilità del milieu che popola le strade, in quanto a classe sociale, appartenenza religiosa visibile, manifestazioni di maggiore o minore educazione, ecc.

Stavolta vorrei parlare più del vestiario. 

Ne ho vista di gente mascherata. Ho visto dei buttadentro alle prese con l’invito dei passanti nel loro locale, bardati delle peggiori divise, anche con 40 gradi all’ombra. 

Ho visto persone combattere contro il caldo a suon di capi d’abbigliamento succinti, ma anche dei look che ho trovato molto curiosi in giovanissimi e a volte persino citazionisti verso mie memorie adolescenziali.

La gente fuchsia

Ho visto uno stuolo di ragazzine e ragazzini con dei capi d’abbigliamento fuchsia e rosa. La cosa mi ha incuriosito ed è bastato una semplice ricerca Google per squarciare il velo di Maya: è uscito il nuovo film di Barbie. 

Immaginavo un’utenza infantile, ma ho scoperto con somma sorpresa che questo emblema prima di rivendicazione femminista, poi di gioco infantile soprattutto femminile, poi di strumentalizzazione del corpo femminile è stato oggetto di diverse polemiche. 

La principale dovuta al fatto che Barbie è stata rivisitata da una nota contemporanea regista femminista, Greta Gerwig. 

La mia ignoranza cinematografica mi aveva comunque consentito di ricordarla come la regista di un riadattamento recente di Piccole Donne, che mi è personalmente piaciuto molto. Ho notato una certa vena che puntava a mettere le luci dell’emancipazione femminile dei personaggi della May Alcott, però tutto sommato non trovo che disturbasse eccessivamente l’intreccio originario.

Ideologie vive

Quello che mi colpisce è la venatura ideologica che percepiscono nell’associare un modo di vestire a un global trend e quindi a una regista femminista. 

Ma non erano morte le ideologie?

Vuoi vedere che mi tocca andare al cinema per Barbie? 

Longevi, pallidi, imperscrutabili: gli abitanti del Caucaso riflettono nel loro ermetismo e durezza quella che è ed è stata la loro storia.

Potremmo dire che l’instabilità profonda che l’ha riguardato ha radici con la vittoria della Russia contro la Persia, con successivo controllo della regione del Caucaso settentrionale.

Nel 1828 poi la Russia vince la guerra contro l’Impero ottomano e ottiene il controllo anche del Caucaso meridionale.

Ma dobbiamo aspettare la Rivoluzione perché il Caucaso diventi una regione autonoma all’interno dell’Unione Sovietica.

La Repubblica Federativa Democratica Transcaucasica, formata da Georgia, Armenia e Azerbaigian, dichiara l’indipendenza dall’Unione Sovietica, salvo poi venire riconquistata dopo 3 anni dall’Armata Rossa. Il Caucaso viene quindi diviso in cinque repubbliche socialiste sovietiche: Armenia, Azerbaigian, Georgia, Ossezia del Nord e Cecenia, che si dissolvono alla dissoluzione della stessa Unione Sovietica.

Tra il 1992 e il 1994 scoppia la guerra di Nagorno-Karabakh. Il conflitto si svolge tra l’Azerbaigian e l’Armenia per il controllo del Nagorno-Karabakh, una regione abitata da una maggioranza armena. La guerra termina con una vittoria dell’Armenia, che ottiene il controllo del Nagorno-Karabakh.

1994-1996: La prima guerra cecena è un conflitto tra la Russia e la Cecenia, una repubblica autonoma all’interno della Federazione Russa. La guerra termina con una vittoria della Russia, che ottiene il controllo della Cecenia. La seconda guerra cecena invece inizia nel 1999 e termina nel 2000, confermando la Russia come vittoriosa.

Abbiamo poi il conflitto tra Ossezia del Sud e Azerbaigian, che si risolve con la vittoria dell’Ossezia del Sud. Similmente, nel 2008 c’è la guerra in Georgia, un conflitto tra la Georgia e le due repubbliche separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, che vengono infine controllate dalla Russia.

Nella memoria di chi ha seguito le cronache negli anni ‘90 c’è ben stampato qualcuno di questi conflitti. Non possiamo dire che hanno avuto la stessa rilevanza di cronaca, e non possiamo dire che ebbero minimamente la stessa attenzione che adesso sta riscuotendo il conflitto in Ucraina.

La cosa ci faccia pensare a come cambiano i tempi, e a come gli scenari internazionali sono sempre infinitamente interpretabili.

Abbiamo il mellotron, il sitar e il clavicembalo elettrico. No, non è una barzelletta, ma l’organico strumentale di Strawberry Fields. 

La canzone è anche famosa per il suo sound distintivo, creato accidentalmente durante la produzione, e diventato traccia indelebile per future psichedelie.

“Strawberry Fields Forever” è stata una pietra miliare nella carriera dei Beatles e ha segnato una svolta nella loro musica, aprendo la strada a esperimenti sonori più complessi nei loro successivi lavori. Ma il vero motivo per cui vi sto parlando di Strawberry Fields non è un Amarcord della mia adolescenza, bensì un pretesto per parlare di una tecnica che mi ha sempre affascinato: oggi parliamo del flanging.

Flanging

La tecnica di registrazione tramite flanging è un effetto sonoro ottenuto attraverso l’uso di due copie dello stesso segnale audio, leggermente sfasate e quindi messe insieme. Questa tecnica è stata sviluppata negli anni ’60 utilizzando apparecchiature analogiche, come i registratori a bobina e i mixer a nastro.

Qui il segnale audio originale viene diviso in due: uno viene mandato direttamente al mixer, mentre l’altro passa attraverso un dispositivo chiamato “unità di flanging”. 

Questa unità di flanging modifica il pitch del segnale in uscita in modo periodico, creando un effetto di “chiara-oscuro” o di “ondulazione” nel suono. A questo punto il segnale flangiato viene mescolato con il segnale originale. Lo sfasamento genera un’interferenza tra i due segnali che causa delle variazioni nel suono, generando un effetto distintivo che sembra un “vortice” o una “rotazione” nel campo stereo. 

Come controllare il flanging

L’effetto di flanging può essere controllato variando la velocità e la profondità dello sfasamento del segnale, permettendo di ottenere differenti risultati sonori. Potete sbizzarrirvi con strumenti e contesti diversi. Oggi, poi, gli strumenti digitali consentono di applicare tutto a qualsiasi cosa, rendendo secondo me un po’ più noiosa la fruizione.

Ma a me piace ricordare come nascono le cose, e quanto contava in epoca analogica l’invenzione di un nuovo sound.

Per i più giovani in sala: oggi mi son svegliato pedagogo e vorrei spiegare in termini semplici uno dei concetti più basilari per chi si avvicina al mondo della finanza: la differenza tra azioni e obbligazioni.

Azioni

Un’azione rappresenta una quota di proprietà in una società. Quando una persona acquista un’azione di una società diventa un azionista e ha diritto a una parte dei profitti e dei diritti decisionali all’interno dell’azienda. Le azioni sono generalmente emesse da società che operano come società per azioni o società quotate in borsa. L’obiettivo principale degli investitori che acquistano azioni è ottenere un ritorno finanziario attraverso l’aumento del valore delle azioni o i dividendi distribuiti dalla società.

Gli azionisti possono partecipare alle assemblee generali degli azionisti e hanno il diritto di votare su questioni aziendali importanti, come la nomina dei membri del consiglio di amministrazione o le decisioni strategiche dell’azienda. Inoltre, gli azionisti possono beneficiare del successo finanziario dell’azienda se il valore delle azioni aumenta nel tempo.

Obbligazioni

Un’obbligazione, al contrario, rappresenta un debito emesso da un’entità, che può essere un governo, una società o una istituzione finanziaria. Quando un investitore acquista un’obbligazione, in pratica sta prestando denaro a tale entità. L’entità emittente si impegna a restituire l’importo prestato, noto come capitale o valore nominale dell’obbligazione, insieme a un interesse concordato entro una data di scadenza stabilita.

Le obbligazioni sono considerate titoli di debito e rappresentano un impegno vincolante per l’entità emittente di restituire il capitale e pagare gli interessi ai detentori delle obbligazioni. Gli interessi possono essere pagati periodicamente, ad esempio su base semestrale o annuale, e possono essere a tasso fisso o variabile, a seconda delle condizioni dell’obbligazione.

Le obbligazioni sono spesso considerate strumenti finanziari più sicuri rispetto alle azioni, poiché l’entità emittente ha l’obbligo contrattuale di rimborsare il capitale e pagare gli interessi. Tuttavia, il rendimento delle obbligazioni può essere inferiore rispetto a quello delle azioni, poiché il rischio associato alle obbligazioni è generalmente considerato inferiore.