La notizia è stata comunicata dall’Ansa e ha rallegrato un po’ gli animi abbattuti da questo finesettimana denso di cattive notizie. 

Riapre il museo Accorsi-Ometto

E il museo sarà a disposizione dei visitatori con collezioni finora inedite. È evidente che numerose gallerie, esposizioni e collezioni private avranno bisogno di darsi una rispolverata e di presentarsi a questa sorta di primavera un nuovo abito.

Se Botticelli aveva pensato a fiori, vento, fogliame e onde, noi dobbiamo adeguarci ai mezzi che l’umana nostra natura dispone. La collezione Accorsi-Ometto propone uno stupendo vassoio in tartaruga, con inserti in madreperla, oro e ottone. 

Realizzato a Napoli nella prima metà del Settecento, il vassoio fu donato da papa Benedetto XIV al marchese Leopoldo del Carretto di Gorzegno e Moncrivello.

Provò ad acquistarlo Ometto stesso, nell’ottica di riportarlo nei natio Piemonte, senza mai riuscire a concludere la trattativa. Il pezzo ha un valore di 300.000 euro, e il tempo ha fatto il suo corso, facendolo infine arrivare nel museo giusto in tempo per le riapertura.

Barocco, barocchissimo!

La Sala della arti barocche è stata la depositaria dell’onore. Qui si potrà vedere il prestigioso vassoio esposto, che accompagnerà il libro dei disegni dei gioielli dei Savoia-Carignano.

Il libro dei gioielli dei Savoia-Carignano

Una storia appassionante, che ha visto intrecciata alla storia del libro quella del colosso della moda D&G. L’avrebbero acquistato, se il vincolo a mantenere l’opera in Italia non li avesse fermati. 

Il libro risale al 1720-30 e riporta diversi disegni incredibili, a preludio della successiva manifattura. Sarà esposto aperto sulla pagina recante il disegno del Grande Collare della Santissima Annunziata.

Accanto, il Piccolo Collare, della seconda metà dell’Ottocento, appartenuto al conte Luigi Cibrario.

Un’occasione gratuita e stimolante per vedere le sale di una Fondazione che si annovera tra le più attive a Torino. È comunque meglio prenotare in anticipo.

Un giugno insolitamente fresco presenta la riapertura.

Timidamente le attività culturali fanno capolino, dopo mesi di sonno, di disperazione per gli operatori che con esse portavano a casa lo stipendio, e di vero e proprio dolore per impresari, organizzatori, direttori di teatri e musei.

Riapriamo

Constatare la riapertura dà sempre un senso di sollievo. Siamo così raramente in balia degli eventi, in questo mondo sicuro e privo di guerre, che non avremmo mai potuto pensare a una pandemia.

E va bene, a questo punto l’hanno detto in talmente tanti che la mia voce va solo a banalizzare quello che poteva essere il lirismo dei primi tempi. Ma una cosa è certa: non ci dimenticheremo di cosa vuol dire chiudere i battenti alla cultura.

La normativa

Per chi volesse, la normativa di riferimento è facilmente reperibile online (qui quella per la Lombardia). Presto ci abitueremo ad andare a teatro – quei pochi che hanno riaperto perché potevano permetterselo, quantomeno – muniti di mascherina. 

In quanto luoghi pubblici al chiuso, i teatri italiani avranno una inferiore incidenza di pubblico, per via del necessario distanziamento. E dal palcoscenico, si vedrà sotto di sé un esercito di mascherine.

Ma poco importa. La cultura riapre, e questo è quanto stavamo con trepidazione attendendo.

Era il 9 giugno 1950 quando la Pinacoteca di Brera riaprì sotto le abili mani di Fernanda Wittgens

Una data simbolica

Riapre oggi, senza ulteriori indugi, la Pinacoteca dopo il blocco dovuto al Coronavirus. Una data che richiama senza ombra di dubbio quella ufficiale, storica apertura dopo le devastazioni della guerra. C’erano voluti 5 anni di preparazione, recupero, restaurazione per riaprire dignitosamente e riportare l’istituto ai suoi precedenti fasti.

In realtà, a qualcosa di più, perché le vesti della Pinacoteca oggi, come nel 1950, sono radicalmente diverse rispetto al pre-chiusura. 

Cosa cambia con la riapertura della Pinacoteca di Brera

Gli ingressi sono ovviamente contingentati, e non è consentita la visita a più di 152 persone alla volta. L’entrata è sempre gratuita, almeno fino all’autunno.

Purtroppo non saranno visitabili le sale fisicamente più piccole, non potendo consentire al loro interno il distanziamento sociale necessario per prevenire un’ulteriore ondata del virus.

Non sarà la stessa cosa, ammirare la Pinacoteca con il distanziamento sociale. Però va detto anche che sicuramente gli investimenti di lungo termine cambieranno la loro forma.

Come una maggiore fiducia nel sistema economico fa sì che i progetti e le installazioni diventino più magniloquenti, confidando nell’introito e nella diffusione di un flusso turistico che non si arresta, ora il virus ha messo in discussione la continuatività di questo flusso.

È naturale che gli investimenti nell’arte cambieranno, e quelli museali in particolar modo.

Una Pinacoteca che non sarà più la stessa

Infatti, se già l’interesse per il digitale aveva dettato gran parte dell’agenda della Pinacoteca prima del lockdown, possiamo dire che la quarantena abbia fatto mettere ai curatori il piede sull’acceleratore.

Non dimentichiamoci che la Pinacoteca di Brera è stata una delle prime a consentire, nella seconda metà di marzo, un tour virtuale all’interno delle proprie sale. 

Tanti altri avevano attivato alcune tranche di tour, o parti di mostre, ma qui si parla di un tour integrale, comprensivo delle mostre provvisorie. L’attenzione al digitale si ritrova quindi ancora più acuita in seguito a questa riapertura. La Pinacoteca non sarà più la stessa.

 

La curva dei contagi sta andando verso il basso, e intanto la Commissione Europea è pronta a presentare la sua proposta per il bilancio pluriennale. Un grande gesto che prevede di aiutare i settori più colpiti dalla crisi Coronavirus, ma come sempre è difficile discernere le reali potenzialità dei fondi erogati. Vediamo di fare un’analisi finanziaria, che però necessariamente sarà anche un po’ economica.

I soldi a pioggia

Dopo il nuovo Mes, il rafforzamento della Bei, e il fondo anti-disoccupazione Sure. Questo fondo per la ripresa ha bone potenzialità di azione, anche se la mediazione tra i PAesi diversi è stata necessaria. Come si erogano i soldi? Ma soprattutto, a quali condizioni finanziarie?

Tra il blocco dei Paesi del Sud e l’asse franco tedesco è nato subito un certo screzio. 500 miliardi di euro, da erogare sotto forma di prestiti a fondo perduto, questa è stata la proposta di ieri della Francia e della Germania.

Ipotesi apprezzatissima dall’Italia, come anche dai Paesi del Sud. Invece  Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, considerati i “frugal 4”, ovvero Paesi fortemente risparmiatori, hanno contro-proposto di applicare delle restrizioni. 

Il Fondo serve, ma deve distribuire risorse solo attraverso prestiti. Questo dicono i frugal 4, che prevederebbero anche di restringerne la validità a 2 anni da ora. 

Debiti, debiti e debiti

Quel che mi colpisce sempre della percezione dei fenomeni finanziari nel grande pubblico, è che la parola “prestiti” suscita fremiti nella stampa e in chi investe in obbligazioni statali. Il debito pubblico è uno spettro ormai da diversi anni, e se ne parla sempre con note di timore.

Timori concreti, visto che gli investitori ultimamente sono sempre più guidati dalla prudenza, e un numero rilevante di loro ha venduto i propri portafogli azionari, a causa della recente burrasca.

Però ribadisco, non credo che queste misure di aiuto finanziario da parte dell’UE vadano necessariamente interpretate come un indebitamento fine a sé stesso. Sarebbe una valutazione semplicistica, e errata.

Intanto occupiamoci della ripresa economica.

Se n’è parlato tanto, ma è arrivato forse il momento di fare due conti. Questo Mes è vantaggioso o è svantaggioso per una prospettiva di lungo termine dell’economia italiana?

Innanzi tutto, vediamo di approfittarne per fare un ripassino di finanza di base. Vediamo insieme come si calcola il rendimento di un titolo.

Come si calcola il rendimento

Il rendimento di un titolo si calcola facendo un incrocio di 3 valori: prima di tutto il tempo che si impiega per l’operazione. Poi, l’ammontare dell’investimento iniziale, e infine i flussi di cassa dell’investimento stesso, che vanno a definire l’ammontare finale ricevuto dall’investitore.

Così è un’equazione estremamente semplificata e molto banalizzata, ma è utile per capire grossomodo cosa significano le percentuali che vediamo nei telegiornali relativamente ai titoli statali. Va poi aggiunto che i titoli di Stato prevedono l’opzione delle cedole, cioè una sorta di pagamento rateizzato all’investitore, che comunque alla scadenza prevista riceverà indietro l’intero ammontare del suo debito, più gli interessi.

Come si calcola in pratica il rendimento? C’è un’operazione molto complessa, che potete comodamente trasferire su un foglio Excel, oppure potete chiederla al vostro financial advisor di fiducia. Insomma, non c’è modo di perdersi con il rendimento.

Siamo Mes male?

Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis sostiene che in Italia ci sia una “narrativa ingannevole” per quanto riguarda il Meccanismo europeo di Stabilità (Mes). 

Ma ormai non è del tutto vero: sono molti infatti gli analisti finanziari italiani che vedono il Mes come un’opportunità. Soprattutto alla luce della forte spesa che gli Stati membri dovranno affontare per il Coronavirus (parliamo circa del 2% del Pil).

In sostanza, un punto forte è la non-condizionalità che il Fondo applica per erogare i prestiti, cosa che lo rende diverso dal tentato salvataggio della Grecia di qualche tempo fa.

Il Sole 24Ore a differenza di quanto avvenuto in passato per i salvataggi di Stati membri come accadde con la Grecia. Unico vincolo, che si investa sulla spesa per la sanità pubblica.

Si parla di circa 36 miliardi di euro, virtualmente, a disposizione dell’Italia, con un tasso annuale a 0,1% e costo annuale di 0,005%.  Volete provare a fare il calcolo?

Il rating dei titoli italiani è stata valutata dall’agenzia di rating Moody’s un Baa3. Un’ottima notizia, perché tiene l’Italia esattamente un gradino prima dei cosiddetti titoli spazzatura, i junk bond.

Gli altri rating: un bilancio positivo

Si conferma quindi la valutazione di Standard&Poor’s, che aveva fatto ben sperare chi seguiva i titoli nostrani, con una valutazione di fine aprile un poco più generosa di Moody’s. 

Uno sguardo positivo lo aveva anche dato la Dbrs, l’agenzia canadese che è rimasta sulla linea di S&P, ma con outlook negativo.

Se consideriamo che Fitch conferma il BBB, che per l’agenzia internazionale significa, di nuovo, un passo prima del declassamento, possiamo insomma tirare un sospiro di sollievo.

Finché dura

Il rating attuale, salvo sconvolgimenti politici o planetari, dovrebbe restare valido fino ad autunno. Considerando che gli analisti sono stati in generale influenzati anche dai provvedimenti della Banca Centrale Europea, possiamo sperare in un futuro se non roseo, almeno stabile.

Possiamo quindi ringraziare, almeno per quanto riguarda il rating dei titoli italiani, il Pepp, il cosiddetto bazooka da oltre 750 miliardi di euro. Facciamo una rapidissima panoramica per riassumere in cosa consiste questo piano varato in primavera dalla BCE per rispondere alla situazione di emergenza.

In cosa consiste il bazooka

Innanzi tutto, la somma. L’ammontare totale ha superato i 750 euro, che è una cifra di carattere davvero emergenziale. Poi, la scadenza, che è stata prorogata di recente fino a fino 2020.

Ancora, un provvedimento che a quanto apre non interesserà i titoli italiani: l’acquisto di bond è stato esteso anche a quelli che sono considerati junk bond, i titoli spazzatura. 

Infine, in caso di titoli di Stato che comunque scadono: ci sarà un reinvestimento integrale del capitale rimborsato.

Possiamo quindi considerarci schermati, per ora. Nelle prossime puntate andremo a fare uno scanner economico, e meno finanziario, alla situazione italiana.

Questa è stata la valutazione fatta in sede DEF sul debito pubblico italiano. Dieci anni di conti in attivo per poterci garantire di rientrare almeno nella media europea. Per ora, questo è uno scenario molto lontano. 

Debito pubblico italiano, l’influenza del Governo

Queste sono le due autorità che incideranno maggiormente sul debito pubblico italiano. È ormai quasi un dato di fatto che il Governo avrà ancora a lungo il controllo finanziario ed economico da cui consegue il debito pubblico italiano. 

Almeno, a occhio, fino alla fine del 2020. Questa fortunatamente non è una realtà solo italiana, ma vediamo anche solo in Europa che il protezionismo dei Governi nazionali influisce pesantemente sull’economia. Un esempio tra tutti, il mega-recupero di Lufthansa da parte dello Stato tedesco.

Attenzione alle agenzie di rating

Dall’altro lato, lo scacco che possono muoverci le agenzie di rating è reale e sempre imminente. Dice il Sole 24 Ore che nella serata del 24 aprile Standard & Poor’s ha valutato con outlook negativo il BBB italiano. 

Per chi non è addetto ai lavori: le agenzie di rating danno un voto ai titoli di Stato valutandone l’affidabilità creditizia. Si inizia dalla A e si arriva alla D, il peggiore.

Diciamo che un BBB indica una certa affidabilità, e quindi le previsioni non possono essere totalmente negative. Però in momenti di incertezza è normale che gli investitori si rivolgano in prima istanza a queste agenzie di rating prima di valutare il singolo titolo con criteri autonomi.

Il Consiglio Europeo decide lentamente

I tempi della politica, si sa, a volte sono troppo lenti per far fronte alle emergenze. È quello che è successo in questo caso, con il Consiglio Europeo che non dà ai Mercati risposte univoche sui fondi che attiverà per salvare gli Stati.

Non entriamo nel merito politico di questa questione, perché poi ognuno fa le sue valutazioni ideologiche. Quello che posso dire è che, di certo, la lentezza della politica europea non sta aiutando il recupero del nostro debito pubblico, al momento.

Continuiamo la nostra analisi approssimativa dei trend finanziari in questo momento delicato. Abbiamo visto la scorsa settimana il prezzo del petrolio continuare nella sua oscillazione, causa l’imminente incontro dell’Eurogruppo a riguardo.

Il biomedicale va per la maggiore

Gli investitori, come era presumibile, hanno deciso di credere nelle aziende biomedicali, prima tra tutte la Diasorin. 

Una delle più attive nella realizzazione e sviluppo di test, e in prima linea per le sperimentazioni farmacologiche contro il Coronavirus. C’è anche TechnoGenetics in lizza per diventare la numero uno sul mercato, anche se visto il calo di contagi è più probabile una spartizione del mercato. 

Il fantomatico Mes

Non si fa che parlare in questi giorni del Mes, e le opinioni nell’alta finanza sono che la gran discussione abbia fatto impennare lo spread.

Banche e assicurazioni a Milano si registrano quindi generalmente in calo. Non voglio fare una rassegna giornaliera perché se ne occupa già magistralmente Il Sole24Ore.

Il Mes in due parole

Visto il recente chiacchiericcio sul Mes, penso che sia opportuno spiegare in due parole cos’è il Mes e perché secondo molti è una misura migliore, anche rispetto ai BTP Italia. 

Mes è la sigla di Meccanismo Europeo di Stabilità. Come già il fondo Salva-Stati, è una misura pensata per soccorrere il Pil degli Stati dell’Eurogruppo in questo momento di difficoltà. I titoli vengono emessi con la garanzia degli Stati che fanno parte dell’Eurogruppo. 

L’aiuto è vincolato a un piano di riforme, che è il motivo per cui ha suscitato diversi malumori dalla scena politica. Ma anche, a dirla tutta, dal direttore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

Non entro nei dettagli, basti sapere che il rating del Mes è molto più alto di quello dei nostri titoli di Stato (parliamo di un AAA) e quindi può emettere bond molto più alti per finanziarsi. Inoltre, l’importo che si può richiedere immediatamente è molto più alto.

Vedremo come si evolverà il dibattito politico. 

Gli investitori stanno lentamente riprendendo fiducia, così almeno ci mostra l’inizio di questa settimana pre pasquale. In questo termometro finanziario cercheremo di analizzare cosa significa questa considerazione.

Perché gli investitori si riprendono

Il motivo principale è che sono diminuiti i contagi in molti Paesi del mondo, tra cui l’Italia. 

Ma alcuni eventi influiscono pesantemente sulle Borse. Tra questi, durante la settimana si riunirà l’Eurogruppo che dovrà deliberare sugli Eurobond.

Un ripasso: Eurobond sono le obbligazioni con cui i Paesi Membri dividono il debito. Poi giovedì si terrà la riunione dell’Opec. Qui Arabia Saudita e Russia saranno chiamate a prendere un accordo sulla produzione del petrolio.

Il Brent che sale, lo spread che scende

Il Brent, il petrolio del mare del Nord, stamattina sale.

Un altro fattore importante da considerare è lo spread, che diminuisce. Ciò significa che gli investitori escono dal bund e tornano a investire sui BTP e conseguentemente sui titoli di Stato di Paesi periferici. 

Il dollaro si indebolisce. Di recente ha funzionato un po’ come valuta riugio.

L’oro continua però a salire, non facendoci presagire nulla di buono per quanto riguarda la volatilità dei mercati.

In conclusione

In sostanza, ci sono buone speranze di ripresa, ma non ce ne sono ancora per quanto riguarda la stabilità.

Ci aggiorniamo presto… Agli investitori consiglio: fate scelte oculate, e cercate di non incappare in specchietti per le allodole.

Soprattutto in questo periodo. 

Continua dall’articolo sul Coronavirus e sulle sue implicazioni nell’inconscio collettivo, secondo un professore di storia e storia della medicina dell’Università di Yale:

Si potrebbe parlare di tubercolosi, e di quanto fosse diversa nel periodo romantico, nel XIX secolo. È davvero strano, perché, per me, la tubercolosi è uno dei modi più raccapriccianti e dolorosi di morire, dove, alla fine, si soffoca, eppure, d’altra parte, la si fa glorificare con eroine liriche sul palcoscenico che vengono percepite come belle. Oppure “La capanna dello zio Tom”, che non riguarda solo la schiavitù. Riguarda anche la tubercolosi.

Non sono un luddista [possiamo intenderlo come “complottista”, ndr] per quanto riguarda la scienza, ma le scienze a volte hanno delle conseguenze non gradevoli. Prendiamo la teoria dei germi. La teoria dei germi in realtà ha contribuito a stigmatizzare i poveri. La tubercolosi non era una malattia delle classi belle, ma delle classi brutte che erano sporche e povere. Lì, l’intera interpretazione cambia. Se si guarda a “L’immoralista” di André Gide, all’inizio del ventesimo secolo, egli considera il suo stesso caso di tubercolosi come la cosa più spregevole e disgustosa che possa mai accadere. L’idea di una bella malattia è scomparsa per sempre, e la tubercolosi non lo è più.

[…] Non sono sicuro che sia esattamente divertente, ma penso che la reazione di Napoleone alle malattie che stavano distruggendo il suo governo sia stata tragica e grottesca, in un certo senso di umorismo nero, dove non dà valore alla vita dei suoi soldati. È quindi in grado di parlare dell’arrivo della febbre gialla nelle Indie Occidentali come di un insulto personale.

Credo che questo sia qualcosa che potremmo vedere ancora una volta. È qualcosa di cui forse si può ridere. Forse la storia è meglio vederla come commedia a posteriori, ma non credo che quello che sta per accadere quest’anno a proposito di questa particolare epidemia negli Stati Uniti sarà affatto divertente. Avere funzionari alla Casa Bianca che dicono: “Oh, non è altro che il comune raffreddore, abbiamo tutto sotto controllo”, quando non hanno niente sotto controllo, a quanto vedo, e hanno messo al comando persone che non credono nemmeno nella scienza.

L’articolo è finito. Non volevo dar sfoggio di facile opinionismo, anche perché non ho riportato l’intervista integralmente. Però ci sono degli spunti interessanti che forse vale la pena raccogliere.