Mi dicono professionisti della comunicazione digitale che parlare di 2.0 sia in realtà obsoleto. Non faccio nemmeno in tempo ad aggiornarmi, sembra.
Però insieme a me ci sono quelli che hanno partecipato a ‘Museum digital transformation’, conferenza dedicata al tema della comunicazione digitale dei musei, organizzata a Firenze dall’Opera di Santa Maria del Fiore e giunta alla sua seconda edizione.
Hanno partecipato alla conferenza le principali gallerie d’arte italiane, o almeno alcune di esse. Specialmente quelle che si sono distinte per l’investimento tecnologico nella promozione e presentazione degli articoli da museo.
Oggi i galleristi puntano al pubblico giovanile focalizzandosi su quelle che sono le sue passioni. Come si fa di prassi, solo che la velocità da capogiro che sta assumendo il contrasto generazionale con i nati nel Duemila potrebbe mettere in difficoltà.
Opera Duomo, i partecipanti
I partecipanti erano oltre 200, tra i quali spiccavano gli Uffizi, l’archeologico di Napoli, l’Egizio Torino, quello dell’Opera del Duomo di Firenze, il Maxxi a Roma.
Le tendenze dei giovanissimi
La cosa che più mi ha incuriosito sono appunto le tendenze di questi giovani e giovanissimi: gaming, chatbot, messaggistica per il servizio clienti, intelligenza artificiale, realtà aumentata e virtuale.
Posso capire la messaggistica che annulli la distanza comunicativa per il reperimento di informazioni. Tutto tende a essere rapido e immediato, nella buona pratica di promozione aziendale. La chatbot invece, mi chiedo come possa essere applicata alla promozione museale. Non avendo assistito alla conferenza, speculo: l’utente contatta il sito, e gli risponde un’intelligenza artificiale (altro argomento di dibattito, per l’appunto) che gli dà le indicazioni richieste.
Come coniugare insomma le FAQ alla sensazione di avere un contatto umano, al quale delegare la responsabilità dell’informazione sbagliata (non “hai letto male” ma “me l’ha spiegato male”).
O magari tutti questi dibattiti creeranno delle stampelle alle installazioni, alla proiezione, alla fruizione vera e propria.
L’idea della chatbot che mi spiega Michelangelo, comunque, non mi dispiaceva.
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