Siamo a Milano in via delle Orsole, l’edificio è quello della Camera di Commercio Metropolitana di Milano-Monza-Brianza-Lodi.
Il bando lanciato per la sua ristrutturazione è stato vinto attraverso la piattaforma Concorrimi dell’Ordine degli Architetti di Milano, dallo studio romano Transit. Insieme a loro, le società di Milano WiP Architecture Technical Engineering, United Consulting e Msc Associati.
Il progetto
Si era parlato, nel bando originario, di ristrutturazione, mentre lo studio ha fatto una proposta di demolizione e ricostruzione.
E’ quest’ultimo aspetto che mi ha colpito, principalmente perché i suddetti architetti dicono in un’intervista al Sole 24Ore di volersi rifare ai grandi maestri del Novecento.
Un’epoca non lontana nel tempo quindi, ma che cambierebbe notevolmente il paesaggio nel quale la struttura si inserisce, oltre che la struttura stessa. “Abbiamo fortemente voluto e ricercato un progetto che fosse profondamente milanese, utilizzando un linguaggio architettonico che affondasse le sue radici nella tradizione moderna lombarda e in Milano in particolare; un filo che ci legasse alle poetiche di Terragni, di Giò Ponti, di Magiarotti e dei Bbpr” dice la relazione del progetto. Di Giò Ponti ci vedo molto Palazzo Montedoria, ma evito di fare gaffe cercando riferimenti i una materia che non mi compete.
Demolizione parziale
Sede di una banca fino al 1997, il palazzone verrà quindi demolito, eccezion fatta per la piccola parte di edificio confinante con la chiesa di Santa Maria della Porta. Si parla infatti di due fabbricati comunicanti.
Un anno dopo il decreto ministeriale che prevedeva la fusione delle tre camere di commercio (parliamo del dicembre 2016, mentre il bando è del dicembre 2017), il nuovo ente si dota di una facciata nuova.
Ho visto il render del progetto sull’articolo del Sole, e lo trovo un buon connubio. Un connubio innanzi tutto tra una vocazione più moderna e un richiamo alla vecchia struttura (i pieni e vuoti dell’ultimo piano, soprattutto). Ma anche, se vogliamo, un po’ di desiderio di magniloquenza, che non guasta mai.
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