Un incubo per gli insegnanti, forse, alle prese con le nuove prescrizioni anti-contagio.
Un nuovo incubo, per meglio dire, perché già si erano trovati alle prese con le nuove sfide educative della didattica a distanza.
Sembra che sia stata mal digerita da quegli alunni più attivi, che hanno continuato a usare i propri telefoni durante la lezione, indisturbati.
E le verifiche e le interrogazioni? Con i riassunti appesi ai lati dello schermo del computer, ovviamente.
Difficile tracciare una statistica basandosi su dati percepiti come questi, però mi immagino, bambino, davanti a uno schermo che abitualmente uso per giocare.
Nulla potrebbe trattenermi, se mi è possibile, dal giocarci ancora, anceh se inizia la scuola.
Già la lezione frontale non era, da bambini, una delle modalità più entusiasmanti che ci fossero.
Oggi la didattica era quasi riuscita a ovviare all’impedimento del “faccia a faccia” e all’incredibile noia che questo solitamente porta con sé, per i meno adulti.
I laboratori, le lezioni interattive, le visite didattiche… Basta guardarmi intorno, e non c’è parco che non ospiti gite orientate alla botanica, non c’è fattoria che non sia anche “fattoria didattica”.
Insomma, questi bambini si erano appena affrancati dalla frontalità, che subito ci sono ricascati, e attraverso un canale molto più distraente: il video.
Penso che un diverso discorso valga per gli adulti. Io personalmente mi trovo molto incentivato a seguire un video che spiega dei concetti, anche complessi.
Non vi trovo poi così tanta differenza da una vera e propria lezione frontale.
Va detto che in una persona della mia età le naturali inclinazioni hanno ormai un ruolo marginale: la mia generazione è abituata a leggere testi complessi, a scriverne, e forse siamo stati gli ultimi prima del calo inesorabile delle capacità di scrittura che gli insegnanti di lettere unanimamente lamentano.
Quindi, in conclusione: da insegnante, magari avrei sofferto per il ritorno sui banchi. Da bimbo, ne sarei stato immensamente felice.
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