Abbiamo parlato nell’ultima puntata di mitologia greca e uccisione rituale di Vibio la divinità coesistente con quella di Diana Nemorense nella foresta di Nemi.
Abbiamo parlato spesso di Ippolito, che tutti conosciamo principalmente per la Fedra di Euripide e di Seneca. Ma chi è in realtà Ippolito?
Amante mortale
Fu stata avanzata l’ipotesi che nel giovane Ippolito amato da Artemide, stroncato nel fiore degli anni e pianto ogni anno nella sua nativa Trezene, si possa riconoscere uno di quegli amanti mortali prediletti da una divinità di cui è ricca la religione antica. Il più famoso è Adone.
Si sostiene che la rivalità tra Artemide e Fedra per l’amore di Ippolito riproduca sotto nomi differenti la rivalità tra Afrodite e Proserpina per l’amore di Adone. Fedra in fondo è pur sempre un duplicato di Afrodite.
Questa teoria probabilmente non fa torto a Ippolito e non fa porto nemmeno ad Artemide. Quest’ultima era originariamente la grande dea della fertilità è colei che rende fertile la natura deve essere essa stessa fertile. Insomma, per essere fertile deve avere uno sposo.
Probabilmente Ippolito nel suo natio santuario situato a Trezene non era nient’altro che lo sposo di Artemide.
Trezene, patria di Ippolito
Prima del matrimonio i giovani e le giovani di Trezene offrivano le proprie ciocche recise al dio, e questo avrebbe cementato la sua Unione con la dea, avrebbe promosso la fertilità della terra, del bestiame e della famiglia.
La tragica morte del giovane Ippolito, come raccontata anche ritualmente a Trezene, presenta varie analogie con racconti simili di altri giovani belli e mortali che pagarono con la vita la breve estasi d’amore con una dea immortale.
Probabilmente quegli infelici amanti non furono sempre solo figure mitiche e le varie leggende che ravvisano il loro sangue nella viola purpurea, nell’anemone scarlatto o nello splendore cremisino della Rosa, non erano solo poesie della gioventù della bellezza, fuggevoli come i fiori dell’estate. Erano piuttosto fiabe, che racchiudevano una più profonda filosofia sul rapporto fra la vita dell’uomo e della natura, una triste filosofia da cui prese origine una tragica usanza.
Siete curiosi di sapere di quale usanza sto parlando?
Ve lo rivelerò nella prossima puntata.
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