Oggi ci sono i funerali di Stato della regina Elisabetta, ma dato che a noi interessa l’economia britannica, eviterò di addentrarci nel gossip.
Il regno di Elisabetta in dati
Il PIL ha visto dei cali e dei boom molto importanti. La crisi finanziaria del 2008 – vedete la banca britannica Northern Rock – è stata uno dei problemi che hanno più impattato sul calo repentino che ha interessato la produttività di quell’anno.
Le nascite sono state favorite dai migranti, il che ha creato una società decisamente più plurale.
Il Commonwealth è cresciuto, dai 5 stati iniziali che ora sono 53. Parliamo di un impero britannico considerato grande a livello globale, con gli errori correlati al colonialismo che tutti conosciamo, e che specialmente per noi italiani privi di un corrispettivo sono ancora più evidenti – guarda un po’!
Le lauree femminili sono cresciute moltissimo dal 1950 a oggi.
I salari reali sono sempre riusciti a battere l’inflazione, tranne nell’ultimo periodo. Hanno sempre avuto più potere d’acquisto rispetto ai prezzi.
Se dovessimo fare una media della crescita dei salari, abbiamo un +2,27%.
Per quanto riguarda l’import, la Cina sostituisce l’Europa. Dall’Europa occidentale arrivano gran parte delle importazioni ed esportazioni, e nel mentre decrescono Canada, Australia, Sri Lanka, Sudafrica e India.
Questi sono i fattori cambiati con il regno di Elisabetta II, che oggi salutiamo.
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