Nel nostro percorso etno-archeologico per cercare di capire da dove provenga la tradizione dei sacerdoti di Diana del bosco di Nemi (antica usanza italica) abbiamo fatto diversa strada.
Abbiamo visto ad esempio il ruolo di potere e magia, intesa sia come superstizione che come naturale evoluzione religiosa.
Questo perché la fusione tra potere temporale e potere spirituale è successa a varie latitudini in varie epoche storiche, non solo nel bosco di Nemi dedicato a Diana, da cui ha origine il cruento rituale dell’uccisione del re sacerdote da parte del futuro sacerdote.
Quindi, è un re-mago-politico?
Non potrebbe il re del Bosco avere avuto un’origine simile a quella che una verosimile tradizione indica per il re sacrificale di Roma e il re titolare di Atene?
O meglio, i suoi predecessori non avrebbero potuto appartenere a un antico re-sacerdote, che una rivoluzione repubblicana avesse poi spogliato del potere politico, lasciamo solo le mansioni religiose e l’ombra della corona?
La risposta secondo me è negativa.
Un re del bosco
Se i predecessori del sacerdote nel bosco di Nemi fossero stati re, lui avrebbe dimorato nella città dove gli è stato tolto lo scettro, quindi Aricia. Ma abbiamo detto che Ariccia sorgeva a oltre 5 km dal suo santuario nella foresta accanto alla sponda del lago.
Se regnava, non regnava in città, ma regnava nel bosco.
Era probabilmente un re legato a una tradizione naturale, quella del bosco, da cui prende il nome. Quindi è improprio accostare questo tipo di divinità ai monarchi di cui ho parlato precedentemente, il cui controllo sulla natura è generico e non specifico. Ci sono invece nella storia di diversi popoli dei Re legati a fenomeni naturali. In particolare, nella tradizione ariana troviamo spesso il culto degli alberi con un ruolo di primo piano.
La cosa non deve stupirci perché in Inghilterra, in Germania e nel nord Italia le regioni erano interamente coperte da boschi: se ricordiamo Livio parlava delle tremende sterminate selve germaniche. Anche la greca Arcadia era nota per le sue splendide popolazioni montane di alberi. Grimm giunse alla conclusione che fra gli antichi Germani i santuari erano probabilmente le foreste.
Ci sono le Sacre Querce dei druidi tra le genti celtiche e il loro antico termine per indicare un santuario è identico al termine latino nemus, che sopravvive nel toponomastico Nemi.
Vietato strappare l’albero sacro
Chiunque strappava un ramo o una parte dell’albero nelle popolazioni germaniche veniva sottoposto a durissime punizioni .
Oppure ancora nel santuario di Asclepio a Coo era vietato abbattere i cipressi, pena un’ammenda di 1000€; ma anche nel foro di Roma il fico ruminale sacro a Romolo fu venerato fino all’epoca imperiale. Quando il suo tronco si seccò, tutta la città ne rimase fortemente dispiaciuta. Diverse popolazioni, soprattutto quella dei nativi americani, ritenevano che uccidere un albero fosse altrettanto colpevole che uccidere un animale.
Ecco che i contorni dei re-sacerdoti della foresta di Nemi si fanno pian piano più chiari.
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