David Maria Turoldo è una figura straordinaria e unica nel panorama della teologia e della poesia italiana del XX secolo. Lo conosciamo, per chi lo conosce, come frate, poeta, intellettuale e uomo di grande fede, che ha saputo intrecciare la profondità spirituale con un forte impegno sociale e culturale. Mi è sembrato opportuno parlarne ora anche per celebrare l’uscita del libro “David Maria Turoldo – Vita di un poeta ribelle” di Mario Lancisi.

La storia

Nato in Friuli nel 1916, Turoldo abbraccia presto la vocazione religiosa entrando nell’ordine dei Servi di Maria. Fin dall’inizio, la sua ricerca spirituale è orientata verso una fede vissuta come ricerca incessante, mai statica, fatta di dubbi, di dolore, ma anche di una profonda passione per l’umanità.

La sua teologia non è mai stata separata dalla vita quotidiana e dalle sofferenze del mondo; anzi, Turoldo ha sempre cercato di portare il messaggio cristiano fuori dalle mura della chiesa, tra la gente e nelle battaglie per la giustizia sociale.

Ma il libro di Lancisi promette di non essere “una biografia” (come riporta Ansa) ma un vademecum, quasi, per comprendere meglio il suo pensiero.

Il pensiero di Turoldo in breve

Durante la Seconda Guerra Mondiale, ad esempio, si impegnò attivamente nella Resistenza, credendo che la libertà e la dignità umana fossero valori che un cristiano non poteva ignorare.

Turoldo è conosciuto soprattutto per la sua poesia, dove la sua teologia trova una forma potentemente espressiva. Nelle sue poesie, Dio non è mai una presenza distante, ma piuttosto un interlocutore vicino, con cui l’autore dialoga quasi quotidianamente, spesso con toni accesi, intensi, persino di rimprovero. Turoldo non esita a esprimere i suoi dubbi e le sue angosce, ponendo a Dio domande forti e dolorose. In molti dei suoi testi emerge il senso di una fede tormentata, che non fugge dai problemi ma li affronta di petto. Per lui, il credere è un atto di lotta e di amore: Dio è compagno di cammino, partecipe delle sofferenze umane, non un essere irraggiungibile e distante.

Negli anni Sessanta, Turoldo è stato un sostenitore del rinnovamento della Chiesa promosso dal Concilio Vaticano II, credendo profondamente nella necessità di una chiesa più vicina alla vita reale, ai problemi e alle esigenze delle persone comuni. Questa apertura lo porta spesso a scontrarsi con l’autorità ecclesiastica, soprattutto per le sue posizioni in favore della giustizia sociale e per la sua critica verso gli aspetti più conservatori della Chiesa. Turoldo non ha mai avuto paura di parlare apertamente, anche quando le sue opinioni potevano sembrare scomode o provocatorie. La sua idea di fede era quella di un’esperienza viva e partecipata, in cui il cristiano non è chiamato a obbedire passivamente, ma a interrogarsi e a cercare continuamente.

Cosa contraddistingue la sua opera

La sua opera è attraversata da un grande amore per il mondo e per le persone, soprattutto per i poveri, gli ultimi, i dimenticati. Turoldo vedeva in loro un riflesso diretto del Cristo sofferente, e per questo considerava l’impegno per la giustizia come un dovere imprescindibile per chiunque si definisse cristiano. Le sue poesie sono testimonianze di questa visione: un linguaggio che sa unire la bellezza della parola all’intensità della denuncia e alla profondità della preghiera.

David Maria Turoldo è stato, in definitiva, un profeta dei nostri tempi, una voce che richiama il cristianesimo alla sua essenza più pura e radicale. La sua spiritualità non è mai stata comoda né pacifica, ma sempre in movimento, come la vita stessa. Leggere Turoldo significa confrontarsi con una fede inquieta, una fede che non si accontenta delle risposte facili e che, proprio per questo, diventa una fonte di ispirazione.