Longevi, pallidi, imperscrutabili: gli abitanti del Caucaso riflettono nel loro ermetismo e durezza quella che è ed è stata la loro storia.
Potremmo dire che l’instabilità profonda che l’ha riguardato ha radici con la vittoria della Russia contro la Persia, con successivo controllo della regione del Caucaso settentrionale.
Nel 1828 poi la Russia vince la guerra contro l’Impero ottomano e ottiene il controllo anche del Caucaso meridionale.
Ma dobbiamo aspettare la Rivoluzione perché il Caucaso diventi una regione autonoma all’interno dell’Unione Sovietica.
La Repubblica Federativa Democratica Transcaucasica, formata da Georgia, Armenia e Azerbaigian, dichiara l’indipendenza dall’Unione Sovietica, salvo poi venire riconquistata dopo 3 anni dall’Armata Rossa. Il Caucaso viene quindi diviso in cinque repubbliche socialiste sovietiche: Armenia, Azerbaigian, Georgia, Ossezia del Nord e Cecenia, che si dissolvono alla dissoluzione della stessa Unione Sovietica.
Tra il 1992 e il 1994 scoppia la guerra di Nagorno-Karabakh. Il conflitto si svolge tra l’Azerbaigian e l’Armenia per il controllo del Nagorno-Karabakh, una regione abitata da una maggioranza armena. La guerra termina con una vittoria dell’Armenia, che ottiene il controllo del Nagorno-Karabakh.
1994-1996: La prima guerra cecena è un conflitto tra la Russia e la Cecenia, una repubblica autonoma all’interno della Federazione Russa. La guerra termina con una vittoria della Russia, che ottiene il controllo della Cecenia. La seconda guerra cecena invece inizia nel 1999 e termina nel 2000, confermando la Russia come vittoriosa.
Abbiamo poi il conflitto tra Ossezia del Sud e Azerbaigian, che si risolve con la vittoria dell’Ossezia del Sud. Similmente, nel 2008 c’è la guerra in Georgia, un conflitto tra la Georgia e le due repubbliche separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, che vengono infine controllate dalla Russia.
Nella memoria di chi ha seguito le cronache negli anni ‘90 c’è ben stampato qualcuno di questi conflitti. Non possiamo dire che hanno avuto la stessa rilevanza di cronaca, e non possiamo dire che ebbero minimamente la stessa attenzione che adesso sta riscuotendo il conflitto in Ucraina.
La cosa ci faccia pensare a come cambiano i tempi, e a come gli scenari internazionali sono sempre infinitamente interpretabili.
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