Ho visto di recente l’ultimo film di David Copperfield di Dickens al cinema con Hugh Laurie nel cast.
Un “La vita straordinaria di David Copperfield” – questo è il titolo originale – pop e multietnico per il regista scozzese Armando Iannucci.
Nonostante il cognome, lo stile del regista rispetta appieno la sua origine british. In primis, per l’ironia costante e sempre sottesa che accompagna tutti gli sketch di questa divertente commedia.
In secondo luogo, per un gusto quasi iconografico nella resa di personaggi unici nel loro genere, “parlanti” perché interpretano precise virtù morali. La madre di David, la remissività, la zia (Tilda Swinton) il rigore, il padre, l’algidità.
David è interpretato da Dev Patel, che già ci aveva regalato una performance densa di pathos in The Millionaire.
Un David Copperfield drammatico, ma divertente
Qui, il suo ruolo è sempre drammatico, ma ben più scanzonato. Sicuramente, molto più scanzonato rispetto ad altri adattamenti di Dickens, cupi e con tinte fosche.
Dickens al cinema: al di là del tetro
In realtà, Iannucci conosce l’autore del romanzo e riesce a trasformarne la tetraggine – perché si parla in fondo di una storia reale di reale sfruttamento minorile – in una vicenda tutto sommato divertente.
E la sfida era difficile, visto che il grande pubblico ormai associa Patel prevalentemente al ragazzino indiano di The Millionaire.
Il rischio principale, se si può parlare di rischio, era quello di un Oliver Twist alla Polanski, con inserti di duro realismo. In realtà, l’ironia era comunque sempre presente nel grande autore inglese, e non è facile per i moderni percepirne il reale impatto sul pubblico dell’epoca.
In generale, possiamo dire che nella figura dell’eccentrico padre dell’innamorata di David Copperfield (l’alcolista, per intenderci) abbiamo una prova del fatto che siamo stati in grado di percepire una forte tragicità, senza rinunciare a un gusto per la risata genuina.
Quando i personaggi gli nascondono il vino, i bicchieri, o il cestino dei liquori, c’è una vera e propria pantomima di caccia al tesoro. In realtà, parliamo di un personaggio tragico, che tragicamente compromette il destino della propria famiglia per il suo problema di intemperanza.
Ma, in fondo, poco importa: quel che importa è la generica e piacevole sensazione, quando arrivano i titoli di coda, di aver visto tutto sommato un bel film. Multietnico, anche. Ma un bel film.
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