Me lo sono chiesto diverse volte, e come avrete capito il copyright è per me una sorta di chiodo fisso.
Colpevole la fantascienza che guardavo da bambino, o forse la passionalità con cui difendevo i miei artisti preferiti dalle accuse di plagio. Sinceramente non so quale sia stato il fattore scatenante per il mio interesse verso le questioni legate al diritto d’autore. Perché poi, in fondo, è di questo che si parla quando ci si riferisce al copyright.
Come si calcola il diritto d’autore?
È più semplice di quanto si possa pensare. Il diritto d’autore non è affatto una questione complessa, anche se bisogna legittimamente porsi alcune questioni in un’ottica globale, e esistenziale allo stesso tempo.
Ci ha provato Alina Yordanova Trapova, premiata per un progetto al convegno su diritto e intelligenza artificiale organizzato dall’Università di Pavia, Centro europeo per la legge, dipartimento delle scienze e nuove tecnologie (Eclt).
Lo riporta Ansa in un’intervista alla giovane ricercatrice.
Diritto e IA
Il centro di tutto il lavoro, secondo la ricercatrice, sarebbe “identificare l’elemento umano nel processo di machine learning”.
In sostanza, capire quanta la reale influenza del lavoro umano nel processo creativo. Il dubbio che mi sorge spontaneo è: ma perché allora sulla pagina internet ufficiale dell’ufficio brevetti si riporta:
Il titolare del diritto d’autore è colui che ha creato l’opera. È reputato autore dell’opera, salvo prova contraria, chi è in essa indicato come tale nelle forme d’uso, ovvero, è annunciato come tale nella recitazione, esecuzione, rappresentazione o radio-diffusione dell’opera stessa (Fonte)
Seguendo questa direttiva, dovremmo, se l’autore dichiarato è “IA”, considerare l’Intelligenza Artificiale come autore reale. Come tale, essendo un concetto astratto, o meglio un’entità non personale, non è legalmente perseguibile.
Ma non sono convinto. Continuiamo la disquisizione nella prossima puntata.
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