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In finanza, la kurtosi è una misura statistica che descrive la forma della distribuzione dei rendimenti di un investimento, in particolare la “pesantezza” delle sue code rispetto a una distribuzione gaussiana. 

La kurtosi è particolarmente importante nell’analisi del rischio, poiché fornisce indicazioni sulla probabilità di eventi estremi, come guadagni o perdite insolitamente grandi.

Come si calcola la kurtosi

È calcolata come una parte della formula della deviazione standard, ma mentre la deviazione standard misura quanto i valori si allontanano dalla media, la kurtosi calcola quanto spesso appaiono valori estremi. 

La kurtosi è spesso associata al rischio di coda in finanza. Una distribuzione leptokurtica, con code pesanti, suggerisce che il rischio di eventi di mercato estremi (come crash improvvisi o guadagni straordinari) è più alto rispetto a quanto si potrebbe aspettare in una distribuzione normale.

Gestione del portafoglio e strategie di investimento

Gli investitori e i gestori di portafoglio usano la misura della kurtosi per valutare il rischio associato a diversi investimenti o strategie di portafoglio. Una comprensione accurata della kurtosi può aiutare a mitigare il rischio di perdite impreviste.

Ma adesso faccio qualche esempio pratico.

Oppure, consideriamo un’azione di una compagnia tecnologica emergente, la quale potrebbe avere una distribuzione di rendimenti leptokurtica. Questo significa che, sebbene la maggior parte dei rendimenti possa essere raggruppata vicino alla media, ci sono relativamente più eventi estremi (sia positivi che negativi) rispetto a un titolo meno volatile. Per gli investitori, questo si traduce in un rischio più elevato di guadagni o perdite imprevisti.

Ci sono poi dei fondi hedge che adottano strategie ad alto rischio, come le operazioni di leva finanziaria o short selling, possono esibire una distribuzione di rendimenti leptokurtica. Gli investitori in questi fondi devono essere consapevoli che, oltre alla possibilità di alti rendimenti, esiste un rischio significativo di perdite ingenti.

Crash del mercato azionario

Eventi come il crollo del mercato azionario del 1987 o la crisi finanziaria del 2008 sono esempi di eventi a coda pesante. 

Sebbene questi eventi siano rari, hanno un impatto devastante. 

Una distribuzione leptokurtica può aiutare a identificare il potenziale per tali eventi estremi nel comportamento del mercato.

Anche i mercati obbligazionari possono mostrare una kurtosi elevata in periodi di stress finanziario o crisi economica. Ad esempio, durante una crisi finanziaria, il rischio di default aumenta, portando a una maggiore probabilità di variazioni estreme nei prezzi delle obbligazioni.

Le compagnie di assicurazione utilizzano spesso modelli che considerano la kurtosi per calcolare il rischio di sinistri. 

In alcuni settori, come l’assicurazione contro calamità naturali, la distribuzione dei sinistri può essere estremamente leptokurtica, con lunghi periodi di piccole perdite intervallati da brevi periodi di perdite catastrofiche.

Questi esempi mostrano come la kurtosi sia un aspetto importantissimo nella valutazione del rischio e nella gestione degli investimenti in finanza, sottolineando l’importanza di considerare la possibilità di eventi estremi nella pianificazione e nell’analisi finanziaria.

Chi ha studiato un po’ di finanza si è certamente imbattuto in Benoit Mandelbrot, anche noto come l’inventore della geometria frattale.

Le analisi delle fluttuazioni del mercato di Mandelbrot

Molti modelli finanziari si basavano sull’ipotesi che i movimenti dei prezzi sui mercati seguissero distribuzioni normali (o distribuzioni a campana di Gauss).

Cosa ha fatto Mandelbrot?

Ha dimostrato che queste assunzioni erano spesso irrealistiche e che i mercati finanziari mostrano in realtà distribuzioni “a coda pesante”, con una maggiore probabilità di grandi fluttuazioni (sia positive che negative) rispetto a quanto previsto dai modelli tradizionali.

Questo significa che, anche se rari, eventi come crolli del mercato o guadagni improvvisi sono più probabili di quanto suggerirebbe una distribuzione gaussiana.

Prendiamo ad esempio il crollo del mercato azionario del 1929 o la crisi finanziaria del 2008.

In una distribuzione gaussiana, tali eventi estremi sarebbero considerati quasi impossibili.

Cosa sono le distribuzioni a coda pesante

Le distribuzioni a coda pesante sono un tipo di distribuzione statistica caratterizzate da code che non diminuiscono rapidamente all’allontanarsi dalla media della distribuzione.

Questo significa che gli eventi estremi, ovvero quelli molto distanti dalla media, hanno una probabilità maggiore di verificarsi rispetto a quanto previsto in una distribuzione gaussiana. 

Nelle distribuzioni a coda pesante, gli eventi estremi (valori molto alti o molto bassi) sono più probabili rispetto a una distribuzione gaussiana. Questo significa che mentre una distribuzione gaussiana tende ad avere una maggior parte dei suoi valori concentrati vicino alla media, una distribuzione a coda pesante mostra una maggiore frequenza di valori estremi.

Nelle distribuzioni gaussiane, le code si estendono simmetricamente da entrambi i lati della media e diminuiscono rapidamente, seguendo una forma a campana. In una distribuzione a coda pesante, le code si estendono più lontano e non diminuiscono così rapidamente, indicando che la probabilità di valori lontani dalla media non cala velocemente come nelle gaussiane.

I fenomeni da coda pesante

Prendiamo gli uragani, le inondazioni o le ondate di calore. Mentre gli eventi meteorologici estremi sono rari, la loro probabilità non è trascurabile e deve essere considerata seriamente nella pianificazione e nella gestione del rischio.

Distribuzione della Ricchezza

La distribuzione della ricchezza in molte società segue una distribuzione a coda pesante. Una piccola percentuale della popolazione detiene una grande parte della ricchezza totale, con valori molto più alti della media. Una distribuzione gaussiana, al contrario, suggerirebbe una distribuzione più uniforme della ricchezza.

Oppure, la dimensione delle città, che segue spesso una distribuzione a coda pesante. Mentre ci sono molte piccole e medie città, ci sono anche alcune città molto grandi (come New York, Tokyo o Mumbai) la cui popolazione è molto superiore alla media. In una distribuzione gaussiana, le città di tali dimensioni sarebbero estremamente improbabili.

Nell’assicurazione, i sinistri possono seguire una distribuzione a coda pesante. Mentre la maggior parte dei sinistri può avere un costo basso o medio, ci sono sinistri estremamente costosi (come i disastri naturali o i grandi incidenti industriali) che, sebbene rari, hanno una probabilità non trascurabile e possono avere un impatto significativo sulle compagnie di assicurazione.

L’aggiottaggio, termine originario della lingua francese conosciuto anche come “aggio” in italiano, è un concetto che riflette il differenziale di rendimento tra titoli di durata diversa emessi dallo stesso emittente. Questo fenomeno si verifica principalmente nel mercato obbligazionario, dove gli investitori sono esposti a variazioni nei rendimenti in base alla scadenza degli strumenti finanziari.

Come funziona l’aggiottaggio?

L’aggiottaggio è strettamente collegato alla struttura a termine dei tassi di interesse, la quale descrive il rendimento di titoli di debito con diverse scadenze. In un contesto normale, ci si aspetta che i titoli a lungo termine offrano rendimenti superiori rispetto a quelli a breve termine per compensare gli investitori per il maggiore rischio e la maggiore incertezza legati al periodo più lungo.

Tuttavia, a volte questa regola viene invertita. In altre parole, il rendimento dei titoli a breve termine supera quello dei titoli a lungo termine, creando una curva dei rendimenti discendente. Questo fenomeno può essere causato da diversi fattori, tra cui aspettative di bassa inflazione futura, previsioni di una recessione economica imminente o azioni di politica monetaria da parte delle banche centrali.

Tra le cause abbiamo ad esempio l’aspettativa inflazionistica da parte degli investitori. 

Quando gli investitori prevedono una bassa inflazione futura, preferiscono i titoli a breve termine per evitare di rimanere vincolati a rendimenti fissi a lungo termine che potrebbero essere erosi dall’inflazione.

Oppure, durante periodi di incertezza economica o previsioni di una recessione imminente, gli investitori potrebbero cercare rifugio nei titoli a breve termine, temendo che i rendimenti a lungo termine possano essere influenzati negativamente dalle condizioni economiche avverse.

Allo stesso modo dobbiamo considerare le azioni delle banche centrali.

Come combattere l’aggiottaggio

Gli investitori possono adottare strategie specifiche per mitigare gli effetti dell’aggiottaggio. Ad esempio, allocare parte del portafoglio in titoli a breve termine può proteggere da eventuali perdite legate alle variazioni nei rendimenti. Inoltre, monitorare attentamente gli indicatori economici e le decisioni delle banche centrali può aiutare gli investitori a anticipare e adattarsi a potenziali cambiamenti nella struttura dei rendimenti.

Certo, questa non è una consulenza approfondita, ma vale come informazione generalista e divulgativa.

Chissà se è vero, dato che nel mondo dei consulenti finanziari le formazioni accademiche sono diversissime. O meglio: esistono oggi dei software talmente potenti per eseguire calcoli, previsioni e proiezioni, che serve solo fino a un certo punto la capacità di svolgere questi calcoli manualmente.

Però io in primis ho studiato a fondo delle leggi matematiche che ritengo fondamentali per comprendere la finanza e per fare delle previsioni accurate.

Vorrei condividerle per chi è già e per chi invece si sta avvicinando a questo mondo, magari come me con una provenienza contenutistica molto diversa.

Le leggi matematiche fondamentali per chi fa consulenza finanziaria

1) La legge dei grandi numeri 

Spesso citata come figura retorica, la legge dei grandi numeri è invece una serissima legge finanziaria. In sostanza, dice che all’aumentare del numero di prove, la media dei risultati si avvicinerà sempre di più al valore atteso. Questo principio è fondamentale per la gestione del rischio e la previsione delle performance.

2) La distribuzione normale (o gaussiana) 

Anche qui, la fama della distribuzione normale la precede. Banalmente, è fondamentale.

Senza gaussiana, la valutazione del rischio sarebbe quasi impossibile, soprattutto per molte variabili finanziarie, come i rendimenti degli investimenti. 

La legge aiuta a comprendere la probabilità di eventi estremi e a gestire la diversificazione del portafoglio.

3) La teoria dei portafogli di Markowitz 

Questa teoria si serve della covarianza tra gli asset per creare portafogli diversificati che massimizzano il rendimento atteso per un dato livello di rischio. È un modello da studiare e comprendere, perché è fondamentale nella gestione del portafoglio e nella costruzione di strategie di investimento.

4) La formula di Black-Scholes 

Con lei possiamo decidere il prezzo teorico di un’opzione in base a variabili come il prezzo dell’azione sottostante, il prezzo di esercizio, la volatilità e il tempo residuo.

5) La legge di Bayes 

Cos’è un’analisi dei rischi senza legge di Bayes?

Questa legge permette di aggiornare le probabilità di un evento in base a nuove informazioni, svolgendo un ruolo chiave nella valutazione e gestione dei rischi finanziari.

6) La teoria dei mercati efficienti

La teoria dei mercati efficienti sostiene che i prezzi di mercato riflettono tutte le informazioni disponibili, rendendo difficile battere il mercato in modo consistente. Questa teoria influisce sulla gestione attiva dei portafogli e sulla valutazione dell’efficacia delle strategie di investimento.

Non è tutto, chiaramente. Ma mi sembra un buon pacchetto da cui iniziare!

Si chiamano Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) e sono tornati alla ribalta di recente per l’attenzione che hanno dato loro le cronache.

Quasi tutti conosciamo la definizione, ma facciamo un ripassino: i BTP sono titoli di stato emessi dal Tesoro italiano. Servono a finanziare il debito pubblico e le spese governative e hanno scadenze a lungo termine, generalmente comprese tra 3 e 30 anni. 

I BTP offrono un tasso di interesse annuale, noto come cedola, che costituisce il reddito per gli investitori. Possono essere acquistati e venduti sul mercato secondario, il che li rende liquidi e accessibili. Il Tesoro italiano emette nuovi BTP attraverso aste regolari, con gli investitori che partecipano a queste aste offrendo il prezzo che sono disposti a pagare per i titoli.

Come con tutti i titoli di stato, esiste un rischio di credito associato ai BTP, ma sono generalmente considerati sicuri, dato che l’Italia è una nazione avanzata con una buona storia di pagamento del debito.

La storia dei BTP

Nel 1866, durante il Regno d’Italia, fu emesso il primo titolo di debito pubblico italiano, chiamato “Rendimento Nazionale,” per finanziare l’acquisizione di Venezia da parte dell’Italia. Questo è considerato uno dei primi antenati dei moderni BTP.

Durante il XX secolo, l’Italia ha utilizzato vari strumenti di debito pubblico per finanziare le spese del governo. Nel 1939, il governo istituì un nuovo tipo di obbligazione, i “Buoni del Tesoro,” che successivamente evolverebbero nei moderni BTP.

Nel 1951 venne introdotta una riforma dei Buoni del Tesoro, che rese i BTP più flessibili e attraenti per gli investitori. Questa riforma fu un passo significativo nella creazione dei BTP come li conosciamo oggi.

Negli anni ‘70 e ‘80, l’Italia vide una crescita significativa del debito pubblico, e i BTP divennero uno strumento fondamentale per finanziare il deficit di bilancio del governo.

Gli anni ’90 e il nuovo millennio hanno visto ulteriori sviluppi nella struttura e nella gestione dei BTP. Il governo italiano ha continuato a emettere BTP per coprire le spese pubbliche e finanziare il debito nazionale. L’Italia è uno dei principali emittenti di titoli di stato nell’area dell’euro.

Oggi, scelgono i BTP sia investitori pubblici sia investitori privati. Quindi sì, l’attenzione è meritatissima, e consiglio a tutti di fare un’analisi accurata, onde eventualmente approfittare del momento storico.

Per chi si avvicina alla finanza senza avere una formazione specifica, iniziano e risultare interessanti gli Exchange-Traded Fund (ETF). Gli ETF rappresentano un’innovativa forma di investimento che ha guadagnato una certa popolarità negli ultimi decenni – anche solo perché se ne sente molto parlare. 

Con la consapevolezza che non parliamo del sacro Graal, ma di uno strumento tra i tanti, cercherò di spiegare in parole semplici cosa sono gli ETF.

Cos’è un ETF?

Un ETF, o Exchange-Traded Fund, è un fondo di investimento che viene negoziato in borsa, proprio come le azioni. È progettato per replicare l’andamento di un indice, un settore specifico o un paniere di asset sottostanti. Gli ETF sono creati da società di gestione patrimoniale e offrono agli investitori l’opportunità di possedere una piccola parte del fondo, che rappresenta una diversificazione tra i vari titoli sottostanti.

In pratica, gli ETF seguono un indice di riferimento, ad esempio l’S&P 500, che rappresenta le azioni delle 500 principali società statunitensi. Quando un investitore acquista quote di un ETF, essenzialmente sta investendo in una fetta di quel paniere di titoli. A differenza dei fondi comuni di investimento tradizionali, gli ETF sono negoziati in borsa durante l’orario di mercato, proprio come le azioni ordinarie. Questo significa che gli investitori possono acquistare o vendere quote di un ETF in qualsiasi momento durante la giornata di trading.

Gli ETF convengono o no?

Uno dei vantaggi principali degli ETF è la trasparenza. Gli investitori possono monitorare continuamente il prezzo dell’ETF in tempo reale e visualizzare l’elenco completo dei titoli sottostanti. Inoltre, gli ETF sono solitamente associati a costi di gestione relativamente bassi, rendendoli una scelta economica per gli investitori.

In più, consentono agli investitori di diversificare il proprio portafoglio su un’ampia gamma di asset senza dover acquistare ciascun titolo individualmente, e sono altamente liquidi, poiché possono essere scambiati in borsa durante l’orario di mercato. Questo li rende adatti agli investitori che desiderano effettuare operazioni frequenti.

Infine, gli ETF offrono l’opportunità di investire in settori specifici o classi di asset, come mercati emergenti, materie prime o obbligazioni governative.

Possibili svantaggi degli ETF

Gli ETF rappresentano uno strumento di investimento flessibile e accessibile che ha rivoluzionato l’industria finanziaria. Comunque, ripeto, non parliamo di una panacea.

Vorrei rimarcare che, come qualsiasi forma di investimento, gli ETF comportano rischi, tra cui il rischio di mercato e il rischio di perdita del capitale. Prima di investire in ETF, è consigliabile fare la propria ricerca o consultare un consulente finanziario per determinare come questi strumenti possano integrare la propria strategia di investimento complessiva. 

Sono un’opzione di investimento degna di considerazione per gli investitori che cercano diversificazione, liquidità e costi di gestione contenuti nei loro portafogli.

Ma non esagerate!

L’interesse composto è uno dei concetti più fondamentali nella finanza personale e negli investimenti. Si tratta di un potente strumento finanziario che può fare una grande differenza nel tuo patrimonio nel lungo termine. In sostanza, è un tipo di interesse che viene calcolato non solo sul capitale iniziale o principale di un investimento, ma anche sugli interessi accumulati in precedenza. 

Facciamo un esempio

Immaginate di investire $1,000 a un tasso di interesse annuale del 5% con l’interesse composto. Alla fine del primo anno, si guadagnano $50 di interesse (1,000 x 0.05). Ma qui sta la chiave: nel secondo anno, il saldo non è più di $1,000, ma di $1,050. Pertanto, ora si guadagna il 5% su $1,050, che è $52.50. 

L’effetto dell’interesse composto può essere interessante quando si parla di accumulare ricchezza nel lungo termine. Anche se il tasso di interesse può sembrare relativamente basso, la costante crescita dei guadagni complessivi può portare a risultati significativi.

Per esemplificare ciò, consideriamo un investimento di $10,000 a un tasso di interesse annuale del 6%. Senza l’interesse composto, guadagneresti $600 all’anno (10,000 x 0.06). Tuttavia, con l’interesse composto, i tuoi guadagni cresceranno progressivamente. Dopo 10 anni, avresti accumulato oltre $17,000, e dopo 20 anni, il tuo investimento sarebbe cresciuto a più di $32,000. Questo effetto di crescita continua a intensificarsi con il tempo.

Applicazioni pratiche del concetto

L’interesse composto si applica in tante azioni concrete e quotidiane. La maggior parte dei conti di risparmio e dei certificati di deposito utilizza l’interesse composto per calcolare i tuoi guadagni, giusto per citare un esempio. 

Oppure, gli investimenti in azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento e altri veicoli finanziari possono generare guadagni tramite l’interesse composto.

I fondi pensione e i piani di risparmio pensionistico, come anche i prestiti, spesso utilizzano l’interesse composto per aiutarti a costruire un patrimonio pensionistico nel tempo.

Pensavi che andasse tutto bene… E invece no. 

C’è un cigno nero sempre in agguato.

Cosa significa “cigno nero”

Il termine “cigno nero” è diventato un concetto comune nel mondo della finanza per descrivere eventi imprevedibili e altamente rari che hanno un impatto significativo sui mercati finanziari e sull’economia globale. Coniato dallo statunitense Nassim Nicholas Taleb nel suo libro del 2007 intitolato “Il Cigno Nero: Come l’improbabile governa la nostra vita”, questo concetto ha guadagnato popolarità per descrivere eventi altamente imprevedibili, estremamente rari e con un impatto devastante sui mercati e sull’economia. Questi eventi sono talmente rari che spesso sfuggono a qualsiasi modello statistico o analisi di rischio tradizionale. L’idea chiave è che mentre è possibile prevedere e gestire i rischi ordinari, i cigni neri sono eventi che nessuno ha previsto e che spesso hanno conseguenze enormi.

Esempi di Cigni Neri in Finanza

  • L’Attacco dell’11 settembre 2001: Gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti sono stati un evento altamente imprevedibile che ha avuto conseguenze enormi sui mercati finanziari globali, con crolli nelle borse e nei settori dell’aviazione e delle assicurazioni.
  • La Pandemia di COVID-19: La pandemia di COVID-19 che ha colpito il mondo nel 2019-2020 è un esempio recente di un cigno nero. Nessuno aveva previsto l’entità e la diffusione globale di questa malattia e l’effetto che avrebbe avuto sull’economia e sui mercati finanziari.

Dato che i cigni neri sono eventi così rari e imprevedibili, gestirli è una sfida per tutti gli interlocutori standard della finanza. La diversificazione del portafoglio è importante, così come le assicurazioni.

Nonostante la natura imprevedibile dei cigni neri, è importante condurre un’analisi dei rischi approfondita e considerare scenari estremi come parte del processo decisionale finanziario.

Gli asset manager sono figure importantissime nell’industria dei servizi finanziari, e sostanzialmente sono i responsabili della supervisione e dell’ottimizzazione dei portafogli di investimento dei clienti. 

Dato che la definizione di questa figura non è spesso chiara nel pubblico generale, mi lancio e provo a parlarne.

Cos’è un asset manager?

In termini semplici, un asset manager è un professionista o una società specializzata nella gestione degli investimenti di terzi. Con “investimenti” ci riferiamo a varie cose: azioni, obbligazioni, titoli, immobili, materie prime e altre classi di asset. L’obiettivo principale di un asset manager è quello di massimizzare i rendimenti dell’investimento, tenendo conto degli obiettivi, dei limiti di rischio e delle preferenze dei propri clienti.

Gli asset manager svolgono una vasta gamma di ruoli e responsabilità per garantire la gestione ottimale degli investimenti. Un esempio pratico: gli asset manager monitorano costantemente i mercati finanziari globali, esaminando dati economici, tendenze di mercato e sviluppi politici per prendere decisioni informate sugli investimenti.

In più, si occupano della creazione e gestione di portafogli: sulla base delle loro analisi, gli asset manager costruiscono portafogli di investimento diversificati che possono comprendere azioni, obbligazioni, fondi comuni e altri strumenti finanziari. La diversificazione mira a ridurre il rischio complessivo.

In più, queste figure monitorano e valutano costantemente il rischio associato a ciascun investimento e apportano eventuali aggiustamenti per mantenere l’aderenza agli obiettivi di rischio dei clienti.

Ricerca e Analisi: Effettuano ricerche dettagliate su aziende, settori e strumenti finanziari specifici per identificare opportunità di investimento promettenti.

E nell’economia globale?

È un errore immaginare l’asset manager SOLO come consulente di investimento. Queste figure, a mio parere, svolgono un ruolo fondamentale nell’economia globale. Contribuiscono alla circolazione efficiente del capitale, facilitando gli investimenti e l’allocazione delle risorse nei mercati finanziari. In più, con la loro competenza e le loro decisioni influenzano la crescita economica, la stabilità finanziaria e la creazione di ricchezza per gli investitori.

Infine, certo, gli asset manager sono fondamentali per promuovere la diversificazione degli investimenti, contribuendo a ridurre il rischio sistemico nei mercati finanziari. 

Le regolamentazioni rigorose a cui sono sottoposte, rispetto ad altri mercati deregolamentati, garantiscono la tutela degli interessi degli investitori e la stabilità dei mercati finanziari, oltre a tenere divulgate delle informazioni chiave per garantire la trasparenza dei mercati.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro, senza sacrificare nulla sull’altare della semplicità!

Per i più giovani in sala: oggi mi son svegliato pedagogo e vorrei spiegare in termini semplici uno dei concetti più basilari per chi si avvicina al mondo della finanza: la differenza tra azioni e obbligazioni.

Azioni

Un’azione rappresenta una quota di proprietà in una società. Quando una persona acquista un’azione di una società diventa un azionista e ha diritto a una parte dei profitti e dei diritti decisionali all’interno dell’azienda. Le azioni sono generalmente emesse da società che operano come società per azioni o società quotate in borsa. L’obiettivo principale degli investitori che acquistano azioni è ottenere un ritorno finanziario attraverso l’aumento del valore delle azioni o i dividendi distribuiti dalla società.

Gli azionisti possono partecipare alle assemblee generali degli azionisti e hanno il diritto di votare su questioni aziendali importanti, come la nomina dei membri del consiglio di amministrazione o le decisioni strategiche dell’azienda. Inoltre, gli azionisti possono beneficiare del successo finanziario dell’azienda se il valore delle azioni aumenta nel tempo.

Obbligazioni

Un’obbligazione, al contrario, rappresenta un debito emesso da un’entità, che può essere un governo, una società o una istituzione finanziaria. Quando un investitore acquista un’obbligazione, in pratica sta prestando denaro a tale entità. L’entità emittente si impegna a restituire l’importo prestato, noto come capitale o valore nominale dell’obbligazione, insieme a un interesse concordato entro una data di scadenza stabilita.

Le obbligazioni sono considerate titoli di debito e rappresentano un impegno vincolante per l’entità emittente di restituire il capitale e pagare gli interessi ai detentori delle obbligazioni. Gli interessi possono essere pagati periodicamente, ad esempio su base semestrale o annuale, e possono essere a tasso fisso o variabile, a seconda delle condizioni dell’obbligazione.

Le obbligazioni sono spesso considerate strumenti finanziari più sicuri rispetto alle azioni, poiché l’entità emittente ha l’obbligo contrattuale di rimborsare il capitale e pagare gli interessi. Tuttavia, il rendimento delle obbligazioni può essere inferiore rispetto a quello delle azioni, poiché il rischio associato alle obbligazioni è generalmente considerato inferiore.