Come da piccoli si attende la fine dei sogni disturbanti, sento intorno a me molta attesa per questa fine dell’anno 2020 e inizio del nuovo anno.
Porterà con sé una ventata di cambiamento? Ci farà davvero fare il punto su quanto di prezioso l’introspezione, lo studio personale e la cultura ci riservano?
O piuttosto, sarà solo l’ennesima occasione per aumentare le disparità sociali e per dare uno scossone che renderà malferma l’economia nazionale?
Nel corso dell’anno ho toccato argomenti anche un po’ azzardati, come le bombe sull’Iran e il relativo danneggiamento di alcuni siti archeologici, ma anche ( più di recente) il grande mistero della Corea del Nord, stato a volte molto rumoroso, a volte decisamente silente.
Un giallo del mondo della storia dell’arte ha poi assorbito tutte la mie energie: parlo del Klimt disperso, ritrovato a Piacenza dietro un muro.
Non poteva mancare un accenno all’impatto del Coronavirus, in particolare sulla Banca Centrale cinese e sul posticipo di diverse fiere ed esposizioni internazionali, seguito a distanza stretta da una piccola rassegna creata da me sull’impatto delle epidemie nella società umana. Il debito pubblico italiano non poteva mancare in questo contesto assai poco leggero e piuttosto analitico, ma capitemi, era un periodo un po’ insolito.
La riapertura dei musei è stata poi il grande trend da maggio in poi, anche se la gioia per la ritrovata cultura sarebbe durata assai poco. Comunque, ci sono state diverse parentesi positive, tra cui le visite ai musei nel 2019, non così poche come ci si sarebbe potuti aspettare.
Alcuni eventi divertenti hanno scandito questi dossier, tra cui il divertente episodio della conferenza “I Borbone, processo a Isernia“.
Tra Dickens e l’ebook contro il libro cartaceo, l’anno si conclude in un attimo.
Confido che il prossimo sia meno burrascoso e foriero di interessanti novità.
Buone feste!
Paolo Giorgio Bassi
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