La filosofia di Voltaire è imprescindibile dall’eclettismo del suo formulatore: Voltaire aveva una passione per la società contemporanea e per i viaggi, oltre che per la politica e per le riflessioni utopistiche. La Royal Society fondata da Isaac Newton nel 1660 rappresenta per Voltaire un faro a cui ispirarsi. Indagine empirica e sperimentale, e insieme ragionamento matematico/logico, scevro da contenuti tradizionali e astratti. Soprattutto, scevro da dogmatismo.
Le lettere filosofiche
Il programma illuminista così declinato, cioé l’indagine empirica/teorica come pungolo alla creazione di cultura, è ampiamente enunciato nelle Lettere filosofiche di Voltaire. Senza, come ho già detto, grossi impeti teorici, Voltaire esprime comunque in modo semplice e chiaro un concetto che vale per i moderni come una realtà acquisita: non si prendono decisioni sull’uomo senza rivolgersi alla scienza. Le idee sono poi le stesse di Locke, Bayle, Spinoza, con la differenza che Voltaire le enuncia in tono da divulgatore, e ovviamente da pedagogo.
Imprudente e senza riguardi
Forse sulla scia di Jonathan Swift, forse per inclinazione personale, forse per attitudine teorica: Voltaire era considerato in società, per certi versi, un vero e proprio provocatore. Tra il 1726 e il 1729 fu costretto per questa sua lingua lunga a rifugiarsi in Inghilterra. Il viaggio acuì in realtà la sua tendenza alla satira, dando il sostrato reale alle sue prima solo utopistiche visioni: una terra senza pregiudizi c’era, ed era la tanto decantata Inghilterra.
L’armata degli intellettuali
Davanti ai facili personalismi e campanilismi dei filosofi, Voltaire si dispera. Come un’armata, gli intellettuali dovrebbero essere uniti per combattere il pregiudizio che tiene schiava la ragione umana.
Un’opera che ritengo utile come summa del pensiero di Voltaire è il suo noto Dizionario FIlosofico, di cui parlerò nei prossimi interventi.
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