“Maestro del fundraising“, così qualcuno ha chiamato il nuovo direttore del MET di New York, Max Hollein.
Recessione per tutti
La recessione c’è stata per tutti, in particolar modo per le strutture museali. La situazione è generalizzata, negli States come in Europa, mentre forse in Cina (l’altro mio campo di competenza) si assiste ancora a un mercato in crescita. Certo, ci sono realtà in crescita netta e a tratti surreali, come gli Emirati Arabi, per fare un esempio, ma consideriamo la situazione “occidentale”: il mercato dell’arte è un pugile ferito, che si ritira nell’angolo a farsi massaggiare e a pensare alla prossima strategia.
Il fundraising e le strategie
Questa strategia è, oltre alla promozione, il fundraising. Se le cronache dicono il vero, Max Hollein da quando aveva trent’anni dirige musei, ora ne ha 48. Ha cominciato con il Guggenheim, tanto per dire, dirige il Fine Arts Museum di San Francisco, e da agosto si occuperà anche del Met.
Esperto di nuove tecnologie e laureato in economia, sarà senza ombra di dubbio la figura necessaria per risanare i buchi di bilancio che vengono attribuiti a Thomas Campbell (chissà poi qual è la reale catena delle responsabilità).
Come ho già detto altrove, la capacità di raccogliere fondi, di trovare sponsorship, di fare rete, è quanto i musei necessitano oggi.
Venuto meno un finanziamento statale univoco, e qui parlo dell’Italia, venuta meno anche un’élite di funzionari dello spettacolo, dobbiamo tornare alla figura dell’impresario.
L’impresario calante
Non dico che negli anni ’40 tale figura fosse scemata. Credo anzi che si tenda troppo spesso a insegnare nelle scuole che sono la crème culturale italiana (io ho fatto un liceo classico, ai tempi che furono), che la cultura è in qualche modo astrazione. Dinamica, magari, se si ha fortuna con l’insegnante, e non statica, ma pur sempre astratta. Parlo dei miei coetanei che al momento potrebbero essere ai vertici di importanti istituzioni museali.
Comunque, vedremo se l’austriaco Hollein saprà dimostrare che un impresario è quello che serve a New York. E vedremo se il costo del biglietto tornerà a zero.
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