E’ stato in scena fino a ieri il Mercante di Venezia al Teatro Fontana di Milano.
La regia di Filippo Renda ha voluto restituire alla pièce l’attualizzazione della quale sembra non si possa fare a meno quando un autore supera la soglia del normalmente rappresentato e entra nell’Empireo dei Grandi.
Di Shakespeare si conta anche una versione cinematografica dell’attore hollywoodiano Michael Fassbender, che ho visto e trovato sorprendentemente onesta nella filologia, e insieme carica di quella modernità testuale intrinseca che le opere del Bardo hanno. Forse, l’esperienza della commedia, forse il tono tragico sempre mediato da un realismo non timido e molto teatrale.
Fatto sta che la questione che ci si pone di fronte a un Mercante scanzonato, circondato da personaggi scanzonati, con i toni tra il grottesco e il superficiale del presente magnifico e dalle sorti progressive, è: ma perché Shakespeare? Il tema della giustizia sembra essere il rovello di quest’opera, che lascia sospesa la questione della “pound of flesh”.
Un piccolo suggerimento, per la prossima attualizzazione: nel Mercante originale, la questione è risolta.
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