Ho di recente assaggiato un vino che mi ha molto incuriosito, e che sembra in lizza per diventare il prossimo prodotto più fashionable sulle nostre tavole. Si chiama Cirò ed è calabrese, e già è meritevole a mio avviso di attenzioni speciali, perché originario di una regione abbastanza bistrattata, vitivinicolmente parlando.
La denominazione di origine controllata (DOC) Cirò comprende i comuni di Cirò e Cirò Marina, oltre a Melissa e Crucoli. Questo territorio beneficia di condizioni climatiche straordinarie: il sole abbondante, le brezze marine e i terreni calcarei-argillosi creano un ambiente ideale per la viticoltura. Il microclima della zona fa il resto. 

Tipo di vino

Questo vino ha una complessità aromatica unica e un perfetto equilibrio tra freschezza e struttura.

È uno dei vini più antichi e prestigiosi d’Italia, prodotto principalmente nella zona di Cirò Marina, nel cuore della provincia di Crotone.

Le radici del Cirò affondano nell’antichità classica. Si ritiene che questo vino sia stato prodotto per la prima volta dagli antichi Greci, che colonizzarono la Calabria intorno all’VIII secolo a.C. Conosciuto come “Krimisa” nell’antichità, il Cirò veniva offerto agli atleti vincitori dei Giochi Olimpici.

Le uve protagoniste

Il Cirò è principalmente prodotto con uve Gaglioppo, un vitigno autoctono calabrese noto per la sua capacità di dare vita a vini robusti e longevi. 

Per il Cirò Rosso, il Gaglioppo deve costituire almeno l’80% del blend, mentre la restante parte può includere altri vitigni autorizzati come il Greco Nero. Esistono anche varianti bianche e rosate, che utilizzano uve Greco Bianco e Trebbiano Toscano per il Cirò Bianco e un mix di Gaglioppo e Greco Bianco per il Cirò Rosato.

Il Cirò Rosso è però forse il più conosciuto e apprezzato. Si presenta con un colore rosso rubino intenso, un bouquet ricco di aromi di frutti rossi maturi, spezie e note di sottobosco. Al palato è corposo, con tannini morbidi e una persistenza notevole. 

La Riserva offre una complessità ancora maggiore, con sentori di liquirizia, tabacco e cioccolato.

Il Cirò Bianco, invece, è fresco e aromatico, con profumi di fiori bianchi, agrumi e una piacevole sapidità che richiama il mare. Infine, il Cirò Rosato è caratterizzato da un colore rosato brillante, un profilo fruttato e una bevibilità immediata, ideale per accompagnare piatti leggeri.

Abbinamenti gastronomici

Ho iniziato su questa nota enologica perché mi sono voluto documentare bene, trovando le definizioni corrette, nel caso foste interessati a provarlo.

Aggiungo solo che il Cirò Rosso si abbina perfettamente ai piatti della tradizione calabrese, come i salumi piccanti, la pasta con sughi di carne e i formaggi stagionati. Il Bianco è ottimo con pesce, crostacei e insalate fresche, mentre il Rosato è ottimo per i piatti estivi – ahimé, ora fuori stagione.